MAGGIO 2025

“Arigato!” (“Grazie!”)

È la prima espressione giapponese che i miei figli hanno imparato, e quella che continuano a ripetere ancora oggi, un mese dopo il nostro ritorno.

Perché il Giappone fa questo effetto: ti lascia un senso di gratitudine profonda anche settimane dopo essere tornato a casa.

Perché un Viaggio in Giappone?

L’anno scorso, mentre scorrevo distrattamente Instagram, le stories di una cara amica mi hanno catturato: immagini di un paese che sembrava uscito da un film di animazione. L’Asia non mi è estranea – ho visitato più volte il Vietnam (mio zio vive a Hoi An da diversi anni) e apprezzato la Thailandia – ma l’idea di un viaggio in Giappone era sempre rimasto nel cassetto dei sogni.

Il problema?
La reputazione di meta costosa, soprattutto durante la fioritura dei ciliegi. Ma la fortuna ha voluto che incontrassi un tour operator che ci ha proposto un pacchetto con prezzi sorprendentemente competitivi.
Certo, abbiamo dovuto accettare qualche compromesso sui voli (niente collegamenti diretti e alcune tratte con compagnie low cost), ma come spesso accade nei viaggi, è proprio nei percorsi meno diretti che nascono le avventure più belle.

Il Nostro Itinerario: L’Essenza del Giappone in 12 Giorni

Abbiamo concentrato il nostro viaggio su tre basi principali: Osaka, Kyoto e Tokyo, in questo rigoroso ordine, utilizzandole come punti di partenza per escursioni nei dintorni.
La scelta del tour operator ci ha permesso di ottimizzare tempi e costi, includendo alcuni voli interni per massimizzare l’esperienza.

Se dovessi scegliere una città del cuore tra queste, sarebbe Kyoto. Mentre Tokyo con i suoi grattacieli ricorda altre metropoli globali, Kyoto racchiude l’essenza più autentica del Giappone: templi secolari, quartieri tradizionali, cucina raffinata e quel ritmo di vita che sembra appartenere a un’altra epoca.

Dodici giorni sono sufficienti per un’introduzione al Giappone, ma inevitabilmente abbiamo dovuto rinunciare a qualcosa: un’ottima scuse per tornare.

Giorno 1 del nostro Viaggio in Giappone: Benvenuti a Osaka

Siamo arrivati a Osaka dopo pranzo, dopo un lungo viaggio con diversi scali (una notte l’abbiamo anche passata a Francoforte, potendone apprezzare la bellezza inattesa). Nonostante la stanchezza, i bambini erano elettrizzati dalla loro prima volta in Asia. Dopo un rapido check-in in hotel, abbiamo visitato il Castello di Osaka e il suo giardino – purtroppo con pochi ciliegi ancora in fiore.

La sera, sfidando il jet lag, ci siamo avventurati nel quartiere di Dotonbori. Le luci al neon, le enormi insegne tridimensionali (come il famoso granchio gigante che muove le chele), l’energia pulsante della folla… una città folle e piena di gente che ci ha dato una scarica di adrenalina.

Io e mia moglie ci siamo immediatamente resi conto che, per chi viaggia con bambini, un Viaggio in Giappone è una destinazione straordinaria, ma richiede qualche attenzione. La quantità di stimoli – dai colori ai suoni, dalle insegne ai personaggi anime che popolano ogni angolo – può rendere i bambini super euforici. Questo è fantastico, ma anche impegnativo da gestire a volte. I nostri erano elettrizzati fin dal primo momento, tutto era nuovo e affascinante ai loro occhi.

Una delle scoperte più entusiasmanti per tutta la famiglia a Dotonbori è stato il negozio Don Quijote, un vero labirinto commerciale su molteplici piani che ci ha letteralmente incantato. Questo bazar giapponese (che poi abbiamo ritrovato anche in altre città) offre di tutto: dai gadget elettronici più assurdi a snack che non sapevamo nemmeno esistessero, da cosmetici introvabili a costumi da cosplay. I bambini si sono persi tra scaffali di caramelle dalle forme e gusti impossibili (c’era perfino un KitKat al wasabi!), mentre noi adulti ci siamo divertiti a scoprire elettrodomestici “solo giapponesi” come collari per uomini o donne che ti aiutano a combattere il caldo e maschere tecnologiche per il viso.
La particolarità di Don Quijote è che sembra non finire mai: ogni angolo nasconde una nuova sezione, ogni piano una nuova sorpresa, creando un’esperienza di shopping che è quasi un’attrazione turistica di per sé. Alla fine siamo usciti con una collezione eclettica di souvenir, snack e gadget, ma soprattutto con il sorriso di chi ha appena vissuto un’esperienza tipicamente giapponese.

Giorno 2 del viaggio: Esplorando Osaka

La mattina siamo saliti sull’Umeda Sky Building, un grattacielo con un osservatorio panoramico che offre una vista a 360° su Osaka. Palazzo molto bello, vista niente di ché. Per la gioia dei bambini, abbiamo poi visitato il Pokemon Center, dove si sono persi tra gadget, peluche e carte da collezione.

Il pomeriggio ci ha portato a sud di Dotonbori, con una visita a Den Den Town, il quartiere dell’elettronica e dei manga, e poi a Shinsekai, un’area che sembra ferma nel tempo, con un’atmosfera retrò e la caratteristica Torre Tsutenkaku che domina il panorama.

Una delle scoperte più affascinanti è stata la visita al tempio Namba Yasaka, con il suo impressionante santuario a forma di testa di leone (o drago). Questa struttura monumentale in legno, alta 12 metri e larga 11, è uno dei simboli più misteriosi di Osaka.
Secondo la tradizione locale, la gigantesca bocca spalancata del leone “divora” la sfortuna e gli spiriti maligni, portando prosperità a chi prega al suo interno. Il destino ha voluto che proprio li davanti trovassi per terra 5.000 yen: una prova concreta che la visita al tempio ha contribuito alla mia prosperità 🙂
Abbiamo approfittato della visita per partecipare al rituale degli omikuji (bigliettini della fortuna): se la fortuna è buona, porti con te il foglietto; se è cattiva, lo leghi nel tempio per “lasciarla indietro”.

La sera, per completare questa giornata di esperienze tipicamente giapponesi, ci siamo avventurati in un karaoke box. Nonostante il repertorio di canzoni italiane fosse un po’ limitato e tendente al vintage, l’esperienza è stata decisamente apprezzata da tutta la famiglia (se andate al karaoke con bambini, attenzione agli orari: dopo le 21 non li fanno entrare).

viaggio in giappone karaoke box

Giorno 3 del Viaggio in Giappone: Arrivo a Kyoto

Il terzo giorno del nostro viaggio in Giappone ci siamo trasferiti a Kyoto, dove abbiamo iniziato con la passeggiata sul Sentiero del Filosofo. Un percorso tranquillo lungo un canale, fiancheggiato (in stagione) da ciliegi in fiore. Una pausa rilassante dopo la frenesia di Osaka.

Il Sentiero del Filosofo (Tetsugaku-no-michi) è un percorso contemplativo che prende il nome dal celebre filosofo Nishida Kitaro, che lo percorreva quotidianamente per meditare. Lungo circa 2 km, segue un tranquillo canale fiancheggiato da centinaia di ciliegi e si estende dal Ginkaku-ji (Padiglione d’Argento) a nord fino al tempio Nanzen-ji a sud. Durante la nostra passeggiata, il mormorio dell’acqua che scorreva nel canale creava una colonna sonora naturale per i nostri pensieri. Ciò che rende questo luogo così speciale non sono solo i ciliegi (che purtroppo avevano già perso gran parte dei loro fiori al nostro arrivo), ma la sensazione di calma che pervade l’aria – una quiete che contrasta magnificamente con il ritmo frenetico che avevamo sperimentato a Osaka.

viaggio in giappone sentiero del filosofo

Il sentiero offre scorci di vita quotidiana giapponese lontani dal turismo di massa. Infatti, è punteggiato da piccoli templi, santuari minori, tradizionali case da tè, e anche un piccolo e caratteristico cimitero che, ovviamente, ha catturato tutta la mia attenzione (per chi non lo sapesse, sono un appassionato del genere :-)).

Abbiamo poi visitato il Ginkaku-ji (Padiglione d’Argento), un tempio zen con un magnifico giardino di sabbia rastrellata.

La sera l’abbiamo trascorsa a Gion, il quartiere storico delle geishe. Con il senno di poi, avrei voluto passarci più tempo e prenotare in anticipo uno dei ristoranti con vista sul fiume. Siamo stati fortunati ad intravedere alcune maiko (apprendiste geishe) che uscivano da locali esclusivi – un momento davvero emozionante che ci ha dato la sensazione di essere entrati in una cartolina d’epoca.

Giorno 4: I Templi di Kyoto

Abbiamo partecipato a un tour organizzato per vedere la Kyoto imperiale. Non sono un fan delle esperienze organizzate, ma devo dire che è stata stra utile per ottimizzare spostamenti e tempistiche, permettendoci di vedere tante cose belle in un solo giorno. La giornata, infatti, è stata ricca di visite a luoghi iconici: il Tempio d’Oro (Kinkaku-ji) completamente ricoperto di foglie d’oro, il Tempio Ryoan-ji con il suo minimalista giardino zen, il maestoso castello Nijo con i suoi “pavimenti dell’usignolo” che cigolano per avvisare della presenza di intrusi.

Due luoghi mi hanno colpito particolarmente: la foresta di bambù di Arashiyama e il santuario Fushimi Inari con i suoi infiniti torii rossi.

La foresta di bambù di Arashiyama è un’esperienza quasi mistica. Camminando lungo il sentiero principale, ci si sente minuscoli sotto questi giganteschi “fili d’erba” che raggiungono i 20-25 metri d’altezza. Il bambù qui cresce a una velocità impressionante – fino a 40 centimetri al giorno nelle condizioni ideali. L’ambiente ha un’atmosfera surreale: la luce filtrata crea un verde smeraldo luminoso e il suono caratteristico prodotto dalle canne di bambù che si sfiorano nel vento è così particolare che è stato ufficialmente classificato tra i “100 soundscapes” nazionali giapponesi da preservare.

viaggio in giappone foresta di bambú

Il santuario Fushimi Inari Taisha, invece, è famoso per i suoi migliaia di torii rossi che formano tunnel che si inerpicano sulla montagna sacra. Questo luogo ha una storia antichissima, essendo stato fondato nel 711 d.C. e dedicato a Inari, divinità shintoista del riso e del commercio. Ogni torii vermiglio è stato donato da un’azienda o un individuo come ringraziamento per i successi ottenuti o come preghiera per futuri benefici, con il nome del donatore e la data della donazione incisi sul retro (mi sono informato: prezzo da pagare per un torii piccolo 2.500 euro :-)). Il percorso completo richiederebbe 2-3 ore di camminata in salita, ma anche solo i primi tratti offrono l’esperienza indimenticabile di questi tunnel di torii che sembrano infiniti.

viaggio in giappone torii rossi

 

Giorno 5: Nara e i Cervi Divini

Un altro tour organizzato per questo viaggio in Giappone ci ha portato a Nara, l’antica capitale del Giappone prima di Kyoto. Questa gita, con il senno di poi, avremmo forse potuto farla in autonomia: il tour guidato non ha aggiunto un valore così importante. Il Tempio Todai-ji, con la sua mastodontica struttura in legno che ospita il Grande Buddha di bronzo, è stato davvero impressionante. Anche il Santuario Kasuga Taisha, con le sue migliaia di lanterne, merita sicuramente una visita.

Il santuario Kasuga Taisha è particolarmente suggestivo grazie alle sue oltre 3.000 lanterne in pietra e bronzo. Il sentiero per raggiungerlo è magico: centinaia di lanterne in pietra (toro) fiancheggiano il percorso, molte ricoperte di muschio che testimonia i loro secoli di storia. Le lanterne vengono accese solo due volte l’anno, durante i festival di febbraio (Setsubun Mantoro) e agosto (Obon Mantoro). In queste occasioni, il santuario si trasforma in uno spettacolo di luci danzanti, creando un’atmosfera quasi ultraterrena. Anche se non abbiamo potuto vedere le lanterne accese, l’atmosfera mistica del luogo era comunque palpabile.

Ma il vero protagonista della giornata è stato il Parco di Nara con i suoi cervi divini. Considerati messaggeri degli dei nella religione shintoista, questi cervi vivono in libertà nel parco e sono incredibilmente socievoli. La cosa più sorprendente? Si inchinano per chiedere i biscotti speciali venduti ai turisti. È una scena quasi surreale: tu ti inchini leggermente, e loro rispondono allo stesso modo, avendo imparato questo comportamento osservando i giapponesi. Un esempio affascinante di come gli animali si adattino alla cultura locale.

viaggio in giappone cervi divini naraIl Parco di Nara ospita circa 1.200 cervi che vivono in completa libertà. Questi eleganti animali si muovono liberamente non solo nel parco, ma anche nelle strade circostanti, e il traffico si ferma rispettosamente quando decidono di attraversare. Abbiamo osservato con stupore come i conducenti locali sembrassero considerare del tutto normale aspettare pazientemente che un gruppo di cervi finisse di attraversare tranquillamente la strada. Questo rispetto per gli animali considerati sacri è emblematico del rapporto speciale che i giapponesi hanno con la natura.

La sera ci siamo fermati a cenare in un ristorante che è stato particolarmente apprezzato dai bambini. La particolarità era che potevamo ordinare vari tipi di carne cruda e verdure, che poi i bambini stessi potevano cucinare su una griglia incorporata al centro del tavolo. Questa esperienza di “yakiniku” (barbecue giapponese) è stata un successo enorme: i piccoli erano entusiasti di poter preparare il proprio cibo, controllando la cottura e sperimentando con diversi tagli di carne e marinature.

La sfida del cibo è stata una costante durante il nostro viaggio. I miei figli hanno provato qualche piatto locale, ma spesso i loro palati italiani non si sono adattati facilmente. I ristoranti yakiniku o teppanyaki, dove puoi cucinare la tua carne su una piastra al tavolo, sono stati un successo unanime come quello di stasera. Un’altra catena di ristoranti specializzati in Ramen che ha riscosso consenso all’unanimità e consiglio assolutamente di provare è “Ichiran Ramen”. È un ristorante dove puoi costruirti il tuo piatto di ramen decidendo i dettagli della composizione, e poi te li gusti in un box isolato, per concentrarti sul sapore del tuo piatto. Un’esperienza molto “mindful”, che è piaciuta tantissimo a tutta la famiglia.

viaggio in giappone cibo

Giorno 6 del nostro Viaggio in Giappone: Takayama e l’Esperienza Ninja

Ci siamo spostati a Takayama, una piccola città tra le montagne giapponesi che ha conservato la sua atmosfera tradizionale. Abbiamo alloggiato in un ottimo albergo dotato di spa e onsen (bagni termali), dove abbiamo potuto rilassarci un po’ dopo le intense giornate passate.

I bambini inizialmente erano un po’ straniti dall’esperienza dell’onsen, dove si entra completamente nudi nelle vasche termali comuni (separate per genere). Dopo l’imbarazzo iniziale, si sono divertiti moltissimo a saltare tra vasche a diverse temperature, osservando con curiosità i rituali di purificazione dei giapponesi che si lavavano accuratamente prima di entrare nelle acque comuni. Alla fine, l’onsen è diventato uno dei momenti preferiti della vacanza, un rituale rilassante che abbiamo ripetuto anche successivamente, quando siamo andati nel ryokan.

Nel pomeriggio abbiamo esplorato il centro storico, con le sue antiche case in legno, distillerie di sake e negozi tradizionali. Il momento clou per i bambini è stata la “Ninja Experience”, un’attività dove hanno imparato le tecniche dei leggendari guerrieri ninja: usare la katana (la spada dei ninja), lanciare shuriken (le famose “stelline ninja”), e persino utilizzare cerbottane. Inutile dire che sono tornati all’hotel ancora più carichi di prima.

Devo ammettere che inizialmente, come adulti, eravamo un po’ scettici sull’opportunità di fare questa attività, temendo che potesse essere troppo turistica o poco autentica. A prescindere dai nostri dubbi, la Ninja Experience si è rivelata per i bambini uno dei momenti più memorabili dell’intero viaggio, tanto che alla fine della vacanza l’hanno classificata tra le tre cose più belle fatte in Giappone.

viaggio in giappone esperienza ninja

L’attività si svolgeva in un edificio tradizionale, dove istruttori in costume ninja ci hanno accolto con serietà ma anche con il giusto spirito ludico. I bambini (e io e Giulia con loro) hanno potuto indossare uniformi ninja complete e imparare le basi delle arti marziali ninja. La parte più emozionante è stata la sessione di lancio delle shuriken su bersagli di paglia, dove i piccoli hanno potuto mettere alla prova la loro precisione.

Anche noi adulti ci siamo fatti coinvolgere, scoprendo quanto sia difficile centrare un bersaglio con questi strumenti tradizionali. L’istruttore ha spiegato la filosofia ninja, sottolineando come queste figure storiche fossero più spie e raccoglitori di informazioni che assassini (contrariamente all’immagine popolare).

Questo è stato un esempio perfetto di quello che abbiamo capito essere il segreto per un viaggio in Giappone di successo con i bambini (ma non solo): bilanciare le esperienze culturali con attività pensate specificatamente per loro.

Giorno 7: L’Esperienza del Ryokan

Il trasferimento in un autentico ryokan (locanda tradizionale giapponese) è stato uno dei momenti più significativi del nostro viaggio in Giappone. L’attenzione ai dettagli (già elevata in tutto il Giappone) è stata impressionante fin dal nostro arrivo: il personale ha persino pulito le rotelle dei nostri trolley e ci ha accolto con profonde riverenze.

viaggio in giappone ryokan

“Dormiremo per terra?” ha chiesto stupito Mattia (10 anni) quando ha visto i futon stesi sul tatami. Ma quella notte su materassi tradizionali si è trasformata in uno dei ricordi più preziosi del viaggio.

La cena kaiseki tradizionale – una successione di piatti stagionali serviti con estrema cura estetica – è stata un piacere più per gli occhi che per i palati dei bambini. La colazione tradizionale giapponese il mattino seguente – con pesce, alghe e uova crude – è stata invece accolta con meno entusiasmo, ma fa parte dell’esperienza completa di immersione nella cultura locale.

Uno dei momenti che più mi è piaciuto di questa esperienza è stato quando il personale del ryokan ci ha offerto di indossare i yukata (kimono leggeri indossati tipicamente nei ryokan o alle terme). Ci hanno aiutato a vestirci correttamente, spiegando pazientemente come avvolgere e legare le cinture e quale lato del tessuto dovesse sovrapporsi all’altro (tradizionalmente, il lato sinistro va sopra il destro per i vivi; il contrario è riservato alla preparazione dei defunti).

Vestiti con questi abiti tradizionali, ci siamo sentiti completamente immersi nella cultura giapponese.
I bambini erano entusiasti dei loro yukata colorati e si divertivano a camminare con le tabi (calzini con l’alluce separato) e le geta (sandali di legno).

Quando siamo partiti, buona parte dello staff è uscito a salutarci con profonde riverenze, come se fossimo stati cari parenti. Un gesto che ci ha fatto sentire speciali e che rappresenta perfettamente l’ospitalità giapponese.
Devo ammettere che questo momento di saluto mi ha inaspettatamente e profondamente commosso.

Mi ha fatto comprendere il vero significato di “omotenashi” – quell’ospitalità giapponese che va ben oltre il semplice servizio e diventa una forma d’arte. È stato uno di quei rari momenti di viaggio in cui ti senti veramente accolto in una cultura diversa, non come un semplice turista, ma come un ospite prezioso a cui si augura sinceramente un buon cammino.

Se dovessi descrivere il Giappone con una sola caratteristica, sarebbe la cura dei dettagli.
Questa meticolosità si riflette in ogni aspetto della vita giapponese: dalla pulizia impeccabile (anche i bagni pubblici sono immacolati e tecnologicamente avanzati), alla precisione dei treni, fino alla disposizione artisticamente perfetta del cibo nei piatti.

Nessun luogo incarna questa attenzione ai dettagli meglio del ryokan tradizionale.

Per saperne di più su ciò che ho imparato da questo viaggio, leggi questo articolo: https://www.lucamazzucchelli.com/trasmettere-propri-valori-agli-altri/

Giorno 8: Kanazawa e i Suoi Tesori

Dopo il check-out dal ryokan, abbiamo raggiunto Kanazawa. La nostra prima tappa è stata il giardino Kenroku-en, considerato uno dei tre più belli del Giappone, con laghetti, ponticelli e lanterne di pietra che creano composizioni perfette in ogni angolo.

Il Kenroku-en è un capolavoro dell’architettura paesaggistica giapponese. Il nome significa letteralmente “Giardino dei sei elementi combinati”, riferendosi alle sei qualità che un giardino perfetto dovrebbe possedere secondo la tradizione estetica giapponese: spaziosità, tranquillità, antichità, abbondanza d’acqua, viste panoramiche e artificiosità (ovvero la capacità di creare un paesaggio che, pur essendo chiaramente progettato dall’uomo, appare in perfetta armonia con la natura).

Creato nel corso di quasi due secoli, il giardino si distingue per il perfetto equilibrio tra elementi naturali e interventi umani. Ogni elemento è posizionato con precisione meticolosa per creare viste specifiche e stimolare la contemplazione.

L’acqua è protagonista, con ruscelli che scorrono dolcemente, cascate artificiali e lo stagno Kasumigaike con la sua fonte centrale. Il giardino cambia completamente aspetto con ogni stagione: fiori di ciliegio in primavera, verde lussureggiante in estate, foglie rosse di acero in autunno e paesaggi innevati in inverno.

Nel pomeriggio abbiamo visitato il Museo d’Arte Contemporanea del XXI secolo, un edificio avveniristico con installazioni sorprendenti e interattive che hanno entusiasmato anche i bambini. Purtroppo, durante la nostra visita, una parte del museo era chiusa per ristrutturazioni, quindi abbiamo potuto esplorare solo una sezione delle mostre. Nonostante questo, l’esperienza è stata molto bella.

Per terminare la giornata in dolcezza, ci siamo concessi un gelato con una sottilissima foglia d’oro commestibile – Kanazawa è famosa per la produzione di foglie d’oro, utilizzate per decorare templi, oggetti d’arte e persino cibo.

Durante la nostra esplorazione di Kanazawa, abbiamo anche cercato negozi che vendessero oggetti kintsugi, ma senza successo. Il kintsugi (letteralmente “giuntura in oro”) è un’antica arte giapponese che consiste nel riparare oggetti di ceramica rotti utilizzando lacca mescolata con polvere d’oro, argento o platino. Invece di nascondere i danni, questa tecnica li mette in evidenza, trasformando le crepe in elementi decorativi che aggiungono bellezza e storia all’oggetto. Questa pratica riflette una filosofia profondamente giapponese basata sul wabi-sabi, l’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione. Secondo questa visione, un oggetto che ha subito danni e riparazioni ha una storia da raccontare e diventa più prezioso, non meno.

Ciò che ci ha affascinato di questa tecnica è il suo potente messaggio metaforico: le cicatrici e le fratture della vita non devono essere nascoste, ma possono essere trasformate in elementi di bellezza e forza. È un simbolo di resilienza che trascende il semplice restauro di ceramiche e diventa una filosofia di vita. Anche se non siamo riusciti a trovare oggetti kintsugi autentici, abbiamo parlato molto di questo concetto con i bambini, spiegando come anche le “rotture” nella vita possano essere trasformate in qualcosa di bello e significativo.

Giorno 9: Tokyo sotto la Pioggia

Trasferimento a Tokyo con un volo interno. La pioggia che ci ha accolti non ci ha impedito di esplorare il quartiere di Shinjuku al crepuscolo. La testa di Godzilla che spunta da un edificio, i vicoli stretti pieni di minuscoli ristoranti, le insegne al neon che si riflettono sull’asfalto bagnato… sembrava di essere entrati in una scena del film Blade Runner.

Il nostro primo impatto con la metropolitana di Tokyo è stato un misto di confusione e ammirazione per questo incredibile sistema di trasporto. Nonostante avessi Google Maps a darmi indicazioni, orientarmi nella rete metropolitana più complessa del mondo non è stato semplice. Sebbene sia abituato a viaggiare, la complessità di alcune stazioni e la quantità di persone nelle ore di punta è stata notevole. L’ho trovata seconda solo alla metropolitana di Mosca in termini di complessità. Con 13 linee di metro, oltre 5 compagnie ferroviarie private e la JR (Japan Railway), la mappa dei trasporti di Tokyo sembra un intricato labirinto di linee colorate.
La sfida principale è stata capire quale tra le numerose uscite di una stazione prendere – alcune stazioni hanno più di 60 uscite diverse! Tuttavia, dopo il disorientamento iniziale, abbiamo iniziato ad apprezzare l’incredibile efficienza del sistema: treni che arrivano con una precisione al secondo, vagoni immacolati, segnaletica bilingue giapponese-inglese e personale sempre disponibile ad aiutare i turisti smarriti.
I bambini si sono divertiti a osservare le file ordinate delle persone per entrare nei vagoni.

Giorno 10: Il Monte Fuji e le Alpi Giapponesi

Abbiamo dedicato una giornata intera del nostro viaggio in Giappone a un’escursione organizzata al Monte Fuji. Eravamo sull’autobus, tra una chiacchiera e l’altra, quando all’improvviso è apparso lui: il Monte Fuji, perfetto come nelle cartoline, con la sua caratteristica forma conica e la neve sulla cima. Una visione che ci ha lasciato senza parole.

viaggio in giappone monte fuji

Il cielo limpido ci ha permesso di arrivare fino alla quarta stazione, a circa 2000 metri di altitudine, da dove abbiamo goduto di panorami mozzafiato sulle Alpi Giapponesi. La giornata è proseguita con un’emozionante corsa in funivia e una crociera sul Lago Ashi, un antico cratere vulcanico.

Questo lago, formatosi nella caldera di un vulcano eruttato circa 3.000 anni fa, offre acque tranquille che fungono da specchio perfetto per riflettere il Fuji nelle giornate serene. Particolarmente affascinante è stato il grande torii rosso che emerge dall’acqua, appartenente al Santuario di Hakone. Secondo la tradizione, questi portali segnano il confine tra il mondo ordinario e lo spazio sacro, e vederlo sorgere direttamente dall’acqua ha creato un’immagine quasi mistica.

Il rientro a Tokyo l’abbiamo fatto con il treno proiettile Shinkansen, un’esperienza in sé che ha affascinato i bambini per la velocità e il comfort. La serata si è conclusa con una visita al quartiere di Odaiba, dove abbiamo ammirato il gigantesco robot Gundam che si illumina e si muove, oltre alla replica in miniatura della Statua della Libertà con lo skyline di Tokyo sullo sfondo.

Odaiba è davvero uno dei quartieri più affascinanti di Tokyo, un’isola artificiale nella Baia di Tokyo che rappresenta la visione futuristica della città. Il viaggio verso Odaiba è già un’esperienza: abbiamo preso la linea Yurikamome, un treno automatizzato senza conducente che attraversa il Rainbow Bridge offrendo viste spettacolari sulla baia e sullo skyline. I bambini erano incantati dal poter sedere nella prima carrozza, con la sensazione di “pilotare” il treno attraverso le curve eleganti tra i grattacieli.

Il Gundam gigante è stato il momento clou della visita. Almeno: lo è stato per me, dato che è stato uno dei cartoni che mi ha accompagnato nella mia infanzia. Alto 19,7 metri, questo robot mobile a grandezza naturale della famosa serie animata è un capolavoro di ingegneria: si illumina, muove la testa, emette suoni e, diverse volte al giorno, offre uno spettacolo completo dove “prende vita” con movimenti ed effetti speciali.

viaggio in giappone gundam

Oltre al Gundam, Odaiba ci ha conquistato con le sue attrazioni futuristiche, come l’Odaiba Marine Park, con la sua spiaggia artificiale e la replica della Statua della Libertà, che offre una vista mozzafiato sul Rainbow Bridge. A rendere il tutto ancora più speciale è stata la vista dello skyline di Tokyo illuminato al tramonto – una delle cartoline più indimenticabili del nostro viaggio.

Giorno 11: I Quartieri Iconici di Tokyo

Abbiamo dedicato la 11esima giornata del nostro viaggio in Giappone alla scoperta dei quartieri più iconici di Tokyo. Iniziando da Shibuya con il suo famoso attraversamento pedonale dove centinaia di persone si incrociano contemporaneamente, e la statua del fedele cane Hachiko, simbolo di lealtà giapponese.

La storia di Hachiko è una delle più commoventi del Giappone moderno e ha conquistato anche i cuori dei nostri figli. Questo fedele akita aspettava ogni giorno il suo padrone, il professor Ueno, alla stazione di Shibuya al ritorno dal lavoro. Quando il professore morì improvvisamente nel 1925, Hachiko continuò a recarsi alla stazione ogni pomeriggio per i successivi nove anni, fino alla sua morte, aspettando un ritorno che non sarebbe mai avvenuto. Questa straordinaria fedeltà commosse tutta la nazione, e nel 1934 fu eretta una statua in suo onore proprio all’uscita della stazione. Oggi la statua è uno dei punti di incontro più popolari di Tokyo.

Poi siamo passati a Harajuku, regno della moda giovanile e della cultura kawaii, dove abbiamo fatto una pausa al Cat Café, un locale dove, pagando un ingresso orario, si può sorseggiare un tè circondati da gatti di ogni razza che si aggirano liberamente tra i tavoli. I bambini erano al settimo cielo mentre giocavano con i gatti usando bacchette con piume e piccoli giochi, sotto lo sguardo vigile del personale che assicura che gli animali non siano mai disturbati.

Harajuku è davvero uno dei quartieri più colorati e vivaci di Tokyo, un tripudio di moda eccentrica, dolci fotogenici e cultura pop.
Takeshita Street, la strada principale, è una vera esplosione di colori e creatività: negozi di abbigliamento in stile Lolita, boutique di accessori kawaii, parrucche dalle tonalità pastello e makeup ultra-colorato. I bambini sono rimasti a bocca aperta davanti ai negozi di peluche giganti e alle crêpes enormi di Marion: arrotolate a cono e riempite fino all’orlo di frutta, gelato e panna montata – una specialità locale che ovviamente abbiamo dovuto provare.

Una delle esperienze più memorabili è stata la visita a Kiddy Land, un gigantesco negozio di giocattoli su sei piani dove ogni piano è dedicato a diversi personaggi (Hello Kitty, Snoopy, Totoro, ecc.). I bambini avrebbero potuto passarci l’intera giornata (ma anche io e Giulia :-)), ammirando le infinite varietà di personaggi kawaii giapponesi e i gadget più strani e creativi.
La giornata si è conclusa a Akihabara, il paradiso dell’elettronica e della cultura otaku, con i suoi enormi negozi di manga, videogiochi e gadget tecnologici.

Tokyo è una città di impressionante varietà, con ogni quartiere che racconta una storia diversa e offre un’esperienza unica. Purtroppo, in un solo viaggio non siamo riusciti a esplorare tutti i quartieri che avremmo voluto vedere. Abbiamo dovuto rinunciare a luoghi come Asakusa con il suo antico tempio Senso-ji e la Skytree Tower, o al tranquillo parco di Ueno con i suoi musei. Non abbiamo avuto il tempo di visitare il quartiere finanziario di Marunouchi o l’area portuale di Tsukiji con il suo famoso mercato del pesce. E ci sarebbe piaciuto esplorare Roppongi con la sua vita notturna internazionale e le gallerie d’arte, o il pittoresco quartiere di Yanaka con le sue stradine tradizionali.

Ma come dicevo prima, bisogna sempre lasciare qualcosa da vedere per la prossima volta.

Giorno 12: Ritorno in Italia

L’ultimo giorno è stato dedicato agli ultimi acquisti e al viaggio di ritorno. Con valigie piene di souvenir, snack giapponesi e ricordi indimenticabili, abbiamo preso il volo che ci avrebbe riportato in Italia.

Sul volo di ritorno, abbiamo giocato a ricordare i momenti più belli del viaggio. È stato sorprendente vedere come ciascuno di noi avesse preferito esperienze diverse, ma tutti concordavamo su una cosa: il Giappone ci aveva conquistato con la sua unicità, l’armonia tra tradizione e innovazione, la gentilezza delle persone e quell’attenzione maniacale ai dettagli che rende ogni esperienza, anche la più semplice, qualcosa di speciale.

Mentre l’aereo sorvolava l’Europa, già sapevamo che questo non sarebbe stato un addio, ma un “arrivederci”. Il Giappone era entrato nei nostri cuori e, in qualche modo, avevamo lasciato un pezzo di noi là, tra ciliegi in fiore, templi antichi e grattacieli futuristici.

Sayonara, Giappone. Ci rivedremo presto,

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P.S. il nome del tour operator che ci ha seguito nell’acquisto di trasferimenti e alberghi è Roberto Fusaro (qui il suo profilo instagram, suggerisco di contattarlo in privato. E …no, non è un ADV se segnalo il suo nome, ma solo un gesto di gratitudine per averci aiutato a realizzare questo sogno di vacanza ;-))

P.P.S. Questo post fa parte della serie “Viaggi in Famiglia” (qui ne trovi un altro, ad esempio). Come psicologo, so quanto le esperienze condivise siano fondamentali per la crescita e il benessere familiare. Nel mio blog, oltre a contenuti professionali, condivido questi itinerari per ispirare chi cerca idee di viaggio diverse dal solito. Vi invito, quando possibile, a vivere il maggior numero di esperienze insieme ai vostri cari – sono i mattoni con cui costruiamo i nostri ricordi più preziosi.

Hai fatto un viaggio in Giappone? Raccontami la tua esperienza nei commenti. E se hai domande specifiche su come organizzare un viaggio in famiglia nel Paese del Sol Levante, sarò felice di rispondere (per quelle che sono le mie poche competenze :-)).