gennaio 2025

primo cellulare figlio“Papà, sono l’ultimo della classe a non avere il cellulare…”

Ricordo ancora quando mio figlio tornò a casa dopo una pizzata con i compagni di classe, con quella frase che gli pesava sul cuore.
Era in prima media, durante la cena aveva incontrato i suoi ex compagni delle elementari, e in effetti avevano tutti già il loro smartphone.

“Non sei l’ultimo a non averlo”, gli risposi guardandolo negli occhi.

“Sei il primo ad aver resistito fino in fondo.”

Non è stato semplice mantenere questa posizione.
Abbiamo cercato di fargli capire che ogni età ha i suoi privilegi e le sue scoperte, e che anticipare tutto non sempre è la scelta migliore.
Abbiamo compensato cercando altri modi per farlo sentire “grande”, investendo soprattutto in numerose esperienze da vivere insieme come famiglia.

Spesso, quando ne parlo in pubblico, molti genitori mi confessano di aver ceduto allo smartphone prima del previsto. Le motivazioni sono quasi sempre le stesse: la paura che il figlio venga escluso dal gruppo, o l’ansia di non sapere dove sia o di non potersi contattare in caso di bisogno.

Mi ci ritrovo in pieno in queste preoccupazioni.

Anche io e mia moglie abbiamo dovuto fare i conti con questi timori. Ma proprio qui sta il punto: dobbiamo chiederci onestamente se il cellulare serve davvero ai nostri figli, o se invece non stia principalmente calmando le nostre ansie di genitori.

La verità è che spesso sottovalutiamo la capacità di adattamento dei nostri figli.

Nel caso di mio figlio, per esempio, ho scoperto che riusciva a integrarsi perfettamente con i compagni anche senza WhatsApp. I bambini hanno risorse che noi adulti dimentichiamo: trovano sempre il modo di comunicare, di organizzarsi, di stare insieme.

Quanto al bisogno di comunicare per emergenza, abbiamo trovato un compromesso: a metà prima media gli abbiamo dato un vecchio Nokia senza internet. Se c’era davvero urgenza di sentirci, poteva chiamare o mandare un SMS.
Un po’ come facevamo noi alla sua età, quando il cellulare non esisteva proprio (e in qualche modo siamo sopravvissuti!).

Oggi, guardando indietro, sono grato di aver resistito.

In questi anni mio figlio ha sviluppato passioni che forse – e sottolineo forse – con uno smartphone in mano sarebbero state diverse: si è appassionato agli scacchi, ha scoperto il piacere di costruire con i Lego, ha iniziato a suonare uno strumento, è bravissimo a disegnare.
Ma soprattutto, ha imparato qualcosa di prezioso: come integrarsi in un gruppo pur essendo “diverso” (ovvero, senza smartphone), come gestire la pressione sociale, come trovare alternative per comunicare e stare insieme.

Non sempre essere gli ultimi
Significa essere in ritardo

Non posso dire con certezza se queste passioni sarebbero fiorite lo stesso con uno smartphone tra le mani.
Non lo saprò mai.
Ma quando ho letto il libro di Alberto Pellai “Vietato ai minori di 14 anni”, ho trovato molte conferme scientifiche a quella che era stata principalmente un’intuizione genitoriale.

Nel suo testo, Alberto Pellai spiega in modo convincente perché i ragazzi non dovrebbero avere il cellulare prima dei 14 anni. La sua argomentazione è solida e basata su evidenze scientifiche. Eppure, nel mondo di oggi, mantenere questa regola è diventato veramente complesso.

Con mia moglie abbiamo trovato il nostro compromesso: i 12 anni (e mezzo).
Così, questo Natale, durante la seconda media, il nostro primogenito ha ricevuto il suo primo smartphone.
Non è stato facile resistere così a lungo – né per noi, né per lui – ma credo ne sia valsa la pena.

Non voglio entrare nel merito dell’età “giusta” per il primo cellulare.
È una discussione che meriterebbe un libro intero (che già è stato scritto) e su cui probabilmente non troveremo mai un accordo universale.
Voglio invece condividere con te un’idea che potrebbe esserti utile quando arriverà il momento: il contratto del cellulare.

Le regole
Non limitano la libertà

La proteggono

Si tratta di un documento che abbiamo fatto firmare a nostro figlio, una sorta di “costituzione digitale” familiare che stabilisce diritti e doveri legati all’uso del telefono.
Non sto dicendo che dovresti fare lo stesso – ogni famiglia ha le sue dinamiche – ma voglio condividere alcuni principi che potresti considerare se decidessi di intraprendere questa strada. E se ti interesserà, poi ti farò avere anche il contratto che io ho fatto firmare a mio figlio.

Ecco, intanto, alcuni elementi che suggerisco di considerare per strutturare un contratto d’uso del cellulare:

  1. Tempi e luoghi

    Prima di tutto, abbiamo stabilito regole chiare sui tempi e i luoghi di utilizzo.
    Nel nostro caso, il telefono va spento alle 21:00 e lasciato in sala fino alla mattina successiva.
    I pasti sono momenti sacri di connessione familiare, quindi niente telefoni a tavola.
    Lo stesso vale per lo studio: il cellulare resta lontano dalla scrivania, perché sappiamo tutti quanto sia facile farsi distrarre da una notifica.

  2. Supervisione

    Per quanto riguarda la supervisione, ci siamo affidati a Google Family Link.
    È un’app gratuita che permette di monitorare il tempo che nostro figlio passa sulle diverse applicazioni, bloccare l’accesso in determinati orari e approvare o meno il download di nuove app.
    Non si tratta di spiare, ma di accompagnare. Le password vengono condivise con noi genitori e abbiamo stabilito momenti di “controllo congiunto” del telefono insieme a lui, non come forma di invasione ma come occasione di dialogo.

  3. Responsabilità

    Sul fronte della responsabilità, abbiamo deciso che la ricarica mensile (circa 7 euro) sarebbe stata a suo carico.
    È un modo per imparare a gestire le spese e dare valore a questo strumento.
    Abbiamo anche stabilito che in caso di danni o smarrimento, dovrà contribuire all’acquisto di un nuovo dispositivo con i suoi risparmi.
    Come sempre, lo aiuteremo a guadagnare i soldi necessari, ma è importante che capisca che possedere un telefono comporta delle responsabilità.

  4. Sicurezza online

    La sicurezza online è forse l’aspetto più delicato.
    Abbiamo discusso a lungo dell’importanza di non condividere mai dati personali con sconosciuti, di non accettare richieste di amicizia da persone che non si conoscono nella vita reale, di non aprire link sospetti.
    Gli abbiamo spiegato che una volta che qualcosa finisce online, è praticamente impossibile cancellarla.
    Per questo, mai inviare foto private o contenuti inappropriati.
    E soprattutto, gli abbiamo fatto capire che se qualcosa lo mette a disagio, può e deve parlarne subito con noi.

  5. Conseguenze

    Il contratto prevede anche conseguenze per eventuali infrazioni, ma l’approccio è sempre costruttivo.
    Non si tratta di punire, ma di imparare dai propri errori.

Ogni sei mesi, ci sediamo insieme e rivediamo le regole: è un documento “vivo” che si evolve con la sua maturità (e anche la nostra :-))

E tu?
Come stai gestendo il rapporto tra i tuoi figli e la tecnologia?
Hai trovato strategie particolari che vuoi condividere?

color firma digitale luca mind

P.S. Se ti interessa, qui trovi il contratto che io ho scritto per mio figlio. Eccolo qui, prendilo come spunto dal quale partire per creare il tuo.
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