31 Dicembre 2024
A cavallo tra il nuovo e il vecchio anno, mi ritaglio sempre un paio di giorni in agenda da dedicare alla programmazione dei prossimi 12 mesi.
La routine che mi accompagna in questo metodo di pianificazione, prevede uno step nel quale vado a riprendere tutte le cose importanti accadute nell’ultimo anno.
Tra i vari, mi ha colpito una cosa successa a gennaio 2024: uno dei miei figli ha fatto il suo esordio in una squadra di calcio vicino a casa nostra. Nonostante avessi una bruttissima tracheite e facesse un freddo immane, non potevo perdermi per nessun motivo al mondo quella partita di calcio.
Così, mi sono armato di maglione e sciarpa, e mi sono messo sugli spalti a vedere il suo battesimo: c’era molta emozione sia in me sia in lui. La maglia numero 7 sembrava quasi troppo grande per le sue spalle, ma lui la portava con orgoglio.
La prima partita di mio figlio, è stata una vera e propria Caporetto: ha perso 9 a 0.
A fine partita, sono andato da lui e ho letto tutta la sua delusione sul suo volto.
In questi momenti è difficile dare parole di conforto, e spesso la cosa migliore da fare è condividere quella emozione in silenzio e assieme.
Ma io, per mia fortuna, avevo una storia da raccontargli.
E così gli ho raccontato di quando – proprio alla sua età – giocavo come portiere in una squadra che perdeva praticamente sempre. Aveva come sponsor le pompe funebri, e di 100 tiri che arrivavano in porta nei 90 minuti, una decina almeno erano goal.
Ho raccontato a mio figlio delle mie emozioni di quei momenti.
Delle tensioni con i compagni di squadra, delle mie lacrime sempre puntuali a fine partita.
Di mio padre, che mi accompagnava e cercava sempre di tirarmi su di morale.
Gli ho raccontato però anche di come sono rimasto per ben 2 anni a giocare in quella squadra, partita dopo partita, sconfitta dopo sconfitta.
Non so spiegare razionalmente quella mia ostinazione.
Ma oggi, con il senno di poi, capisco che in quelle domeniche di sconfitte stavo imparando qualcosa di prezioso: la resilienza, l’umiltà, la capacità di rialzarsi.
È curioso come lo sport insegni lezioni diverse a ognuno di noi.
C’è chi impara il gioco di squadra, chi la disciplina, chi l’importanza dell’allenamento.
A me il calcio ha insegnato a perdere. E paradossalmente, è stata la lezione più preziosa: solo quando ho imparato a perdere, mi sono sentito davvero pronto a vincere.
Per imparare a vincere, devi prima imparare a perdere.
“Bravo Mattia”, ho concluso quel giorno, “oggi hai perso 9 a 0. Chissà il domani quale nuova lezione avrà in serbo per noi”. E nel suo sguardo ho intuito che aveva capito: quella sconfitta non era la fine, ma l’inizio di qualcosa di importante.
Oggi, ripensando a quel momento, mi rendo conto che le storie più preziose che possiamo raccontare sono proprio quelle che nascono dalle nostre difficoltà. Sono quelle che ci permettono di dire: “Ci sono passato anche io. So cosa provi. E so che ne uscirai più forte.”
Non importa quale sia la tua storia o quale il campo su cui hai registrato una sonora sconfitta.
L’importante è avere il coraggio di affrontare a testa alta quei momenti.
Imparare da essi e, quando serve, condividere questi insegnamenti con chi ne ha bisogno.
E tu, quale storia di “sconfitta” potresti trasformare in una lezione preziosa per qualcun altro?
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Alina
Si
Antonio Barbatano
Ciao Luca io penso che per un figlio avere un padre come te sia il massimo
Io non sono bravo come te, purtroppo a insegnare a mio figlio a perdere
Allora gli insegno a vincere
E gli dico se vuoi vincere, devi imparare a giocare, dove sei quasi sicuro di perdere
Perché gli dico quando qualcuno mi chiede quanti esami ho fatto per laurearmi in medicina io gli dico che ne ho fatti 50
come mi dice papà non sono 30 ?
Io gli rispondo e’ questo l’errore che facciamo in molti
Un abbraccio e tantissimi auguri di buon proseguimento di anno
Grazie per tutto quello che scrivi per noi
Luca Mazzucchelli
grazie Antonio per le tue parole e per aver condiviso la tua storia.
Luca
Marco
Buongiorno Luca e grazie per l’esperienza che ci hai raccontato. A me le sconfitte della vita hanno insegnato a non mollare, ad allenarti con più intensità ed a crederci fino in fondo, ed un domani sarà questo il messaggio che porterò alle persone alle quali voglio bene.
Nonostante ciò vorrei chiederti: “perché le sconfitte ci lasciano un sapore decisamente più amaro rispetto alle vittorie o alle soddisfazioni che riceviamo? Nel mio caso è successo per un concorso non andato a buon fine e che avrebbe portato ad altri sviluppi di carriera, o per progetti che poi non si sono realizzati. Grazie.
Luca Mazzucchelli
probabilmente è per il bias della negatività, trovi informazioni online,
ciao
Carmela
Capisco che il mio problema è definire se ciò che voglio raccontare interessi a qualcuno
Luca Mazzucchelli
Credo che il punto sia capire come raccontare, affinchè possa essere di ispirazione per gli altri 🙂
Nadia Ferri
Riflessioni importanti e utili. Grazie
Luca Mazzucchelli
grazie nadia,
ciao
Sara Russo
Grazie per aver parlato di come le sconfitte ci modellano in resilienza, umiltà e capacità di rialzarsi.
Quando avevo 17 anni, mio padre era un imprenditore, aveva messo su una sede di logistica in una città del sud Italia. A causa di un
socio che, di nascosto, sottraeva all’azienda denaro e vendeva i carichi dei camion simulando rapine con l’aiuto di malviventi di sua conoscenza, l’azienda si ritrovò con 400 milioni di lire di debiti.
Dei tre soci dell’azienda uno era il disonesto, un’altro era quasi simbolico e il prioritario era mio padre.
Presto perdemmo quasi tutto, ci staccarono le utenze di energia, il frigo era vuoto, non potevamo prendere i mezzi per raggiungere scuola e lavoro, niente vestiti nuovi e durante la ricreazione, quando andavamo a lezione, niente
merenda. Vedevo mia madre piangere e mio padre alzarsi nel cuore della notte per inginocchiarsi a pregare. Capii che dovevo collaborare e mettercela tutta per sopravvivere, come nei film di avventura, dovevo imparare a vedere risorse da valorizzare e ottimizzare anche nelle briciole.
Pensavo :” sono sull’isola di Robinson, mi ricostruirò piccoli pezzi del mio mondo e c’è la farò”.
Mio padre non si arrese e ad oggi ha pagato tutti i debiti e ha ricostruito tutto ciò che avevamo perso, senza mai rinunciare a onestà e coerenza di valori.
Mio marito, nel 2011, perse il lavoro, fino al 2021 abbiamo dovuto fare i salti mortali per andare avanti con 2 figli. Durante questo periodo ho potuto farmi forza mettendo in atto le strategie che avevo elaborato nei momenti di estrema mancanza. Quando mio marito ha avuto un nuovo contratto di lavoro ho pensato: è andata anche questa volta!
Ringrazio Dio per le esperienze di mancanza che ho fatto. Durante la mancanza, quando la mia vita è stata spogliata di tanto ho potuto vedere ciò che era essenziale e costituiva la base su cui riprendere e ricostruire ogni cosa.
Luca Mazzucchelli
Grazie Sara,
È proprio vero che, attraverso le difficoltà, si possano riscoprire risorse interiori e insegnamenti che poi continueranno a guidarci nel tempo.
Un abbraccio e grazie per questa testimonianza
Luca
Raffaella
Grazie, la delusione nell’affrontare un ruolo importante nel lavoro, che mi ha fatto addirittura ammalare, delusione lasciata nel passato ma che ha lasciato profonde ferite! Ora leggo il tuo link….e si, che resilienza emerga spesso in me con il coraggio di affrontare la quotidianità in modo leggero! Di nuovo grazie
Luca Mazzucchelli
grazie 🙂
Valerio
Il primo ricordo che ho di una sconfitta riguarda, anche nel mio caso, lo sport. Il basket. Io sono “alto” 162 cm, non so se questo possa avere inciso 😅. Sta di fatto che avevo 11 anni e mi ero iscritto in una squadra di basket in cui giocava il mio migliore amico. Ero iscritto da un paio di mesi e cercavo di fare del mio meglio, ma il mio sforzo è stato stroncato sul nascere quando un giorno, a fine allenamento, il dirigente della squadra dice a me e ad altri due ragazzi di aspettare ad andare in spogliatoio, perché doveva comunicarci una cosa. E la cosa era: “Purtroppo siamo pieni e non c’è spazio per voi in squadra”. Anche un ragazzino di undici anni capisce che, di fatto, quei due mesi erano stati una sorta di selezione, perché altrimenti, queste parole ce le avrebbe dette prima di iscriverci. Sono tornato a casa in bicicletta in lacrime, con una rabbia mista a tristezza che non avevo ancora mai provato prima.
Quell’evento mi ha insegnato che forse il basket non era la mia strada, ma che da lì in avanti, avrei voluto decretare IO quando sarebbe stato il momento di mollare e cambiare strada, e non qualcun altro. Ad esempio, posso oggi dire con soddisfazione, che nonostante al liceo alcuni professori mi avessero detto che la matematica non era il mio forte, ora sto per laurearmi in economia con voti soddisfacenti, anche nelle materie quantitative. Non avrei mai voluto che qualcun altro interpretasse una mia fase di vita come un mio limite.
Credo sia estremamente importante capire quali siano i propri punti di forza e di debolezza. Ma è altrettanto importante che il decreto di quali essi siano spetti a noi stessi e non agli altri.
Luca Mazzucchelli
E’ proprio vero Valerio che siamo noi a decidere i nostri limiti e i nostri punti di forza, non gli altri.
A presto
Luca
Patrizia
Ho dovuto lasciare il lavoro a seguito di un lutto per far fronte ad altre esigenze familiari. Per non sacrificare tutti intorno a me ho sacrificato un lavoro di grande responsabilità…poi spesso mi sono sentita in errore,sconfitta ma pian piano negli anni ho visto fiorire attorno a me affetti incredibili e una qualità di vita sempre migliore….”la libertà ha un prezzo” pensavo. Invece certe sconfitte sono liberatorie…puoi cambiare e scegliere come cambiare anche se non sai cosa diventare…
Luca Mazzucchelli
In questo caso, allora, evviva la sconfitta 🙂
Francesco
Il problema è che, a volte, si incappa in sconfitte ingiuste: rimanendo nell’ambito semantico del calcio, seppur metaforicamente, quelle in cui la squadra avversaria ottiene un rigore dubbio e alla tua arriva un cartellino rosso per un fallo molto lieve. Ciò nondimeno, anche da queste sconfitte si può imparare, anche se la lezione è particolarmente dura.
Luca Mazzucchelli
esatto. l’attenzione per me in questo articolo non è sul punto “sconfitta giusta o ingiusta”, ma come renderla maestra per noi e per gli altri 🙂
Roberto Barbaresco
Ho notato la tua bella firma e come il tuo cognome abbia la bellezza di 3 coppie di doppie! Sei sempre il più forte perché hai il doppio del talento degli altri!
Luca Mazzucchelli
ahahhh
ciao grazie
Adriane Maria Pignatti
Il problema della sconfitta è che non impariamo al momento e superiamo e abbiamo un vero apprendimento solo dopo molto tempo, quando la maturità con la vita ci insegna.
Luca Mazzucchelli
Effettivamente, spesso, la comprensione delle lezioni più profonde arriva con il tempo, quando la vita ci aiuta a mettere tutto in prospettiva. Un motivo in più per lavorare sulla nostra crescita, in modo da imparare prima i principi per crescere nelle difficoltà 🙂
Luca
mariteresa
Bellissima lezione. Grazie per averla condivisa!
Luca Mazzucchelli
a te per avermi letto 🙂
Luca
Cinzia
Grazieee bel messaggio 👊
Ilenia
6 anni fa, a quasi 48 anni, dopo 28 anni di lavoro in una multinazionale alla quale avevo dedicato tempo, energia, relazioni ecc… io e tantissime altre persone abbiamo perso il lavoro… non era solo lavoro era quasi una famiglia per molti aspetti, per altri ormai solo routine… un lavoro discretamente remunerato e sicuro fino a quel momento.
Il crollo, io che mi ero laureata lavorando per essere sempre autonoma e non dipendere da nessuno, per sentirmi libera di scegliere, avevo perso la mia autonomia, il mio sostegno economico e anche parte della mia identità di mamma lavoratrice e manger.
Ripresa difficile, traballante e tanto sconforto, ma mi ha permesso di scoprire chi sono e quello che voglio essere anche per gli altri e farlo diventare il mio mestiere. Ho ripreso a studiare e rinfrescato i miei studi di psicologia e l’amore per lo sport, trovando la mia nuova dimensione e grande soddisfazione.
Mostrare a se stessi, ai propri figli che non si riparte mai dai zero, ma dalle esperienze che abbiamo vissuto e che possiamo reinterpretare è stata la più grande lezione.
Luca Mazzucchelli
è proprio vero che talvolta per ritrovarsi occorre perdersi,
Luca
Marika
Passeggiavo parlando al telefono e improvvisamente un uomo mi è saltato addosso portandomi via il cellulare. Quella scarica dí adrenalina mi ha fatto entrare la sera stessa in una palestra di arti marziali. Oggi, a distanza di 10 anni, sono un’istruttrice di krav maga e insegno difesa personale a chiunque ne senta il bisogno.
Luca Mazzucchelli
pensa come sarebbe diversa la tua vita oggi senza quella “sfortuna” 🙂
Luca
Giorgia
Caro Luca, da dirigente sportivo di un settore giovanile, mi rendo conto ogni santa partita di quanto è importante aiutare i piccoli atleti e atlete a gestire e vivere il fallimento. Grazie per la storia e per la condivisione che invierò ai nostri super fan genitori.
Luca Mazzucchelli
brava giorgia, hai un ruolo molto prezioso.
grazie per l’attenzione che metti in ciò che fai,
Luca
giulio
ciao Luca grazie come sempre delle tue condivisioni. La mia osservazione è la seguente; nelle storie (una tua, una di tuo figlio) che hai raccontato c’è sempre presente una figura che consola e raccoglie i cocci del cuore spezzato, ossia il padre, come sei diventato tu a tua volta. Cosa potresti dire quando dietro di te c’è il vuoto, il silenzio tombale perchè il padre non c’è, fisicamente o come attenzione? La nostra specie si è evoluta grazie al passaggio di consegne e di esperienze, come avviene con mamma gatta che insegna a cacciare ai propri piccoli. Ci sono storie di abbandono, ci sono vite da orfanotrofio virtuale o reale dove il filo longitudinale che unisce le vite si è spezzato. Regalami una tua riflessione, e buon anno a te e alla tua fortunata famiglia di “consapevoli”