Ogni tanto la vita ti sorprende con delle lezioni inaspettate.
Mi è successo proprio oggi a Roma, grazie ad un autista di nome Attilio.
Come molti professionisti che si muovono spesso per lavoro, prendo diversi taxi ogni settimana. E se dovessi fare una statistica, direi che nel 90% dei casi l’esperienza è sempre la stessa: un viaggio condito da lamentele sulla concorrenza sleale, sul traffico impossibile, sui sindaci incompetenti…
Oggi è stato diverso.
Dopo pochi minuti che sono salito sull’automobile di Attilio (che a onor del vero non è taxista ma NCC), ho capito che stavo per vivere qualcosa di nuovo.
Invece di riempire il silenzio con le solite lamentele, infatti, Attilio ha iniziato a trasformare il nostro tragitto in un affascinante tour della città eterna.
Mi ha raccontato della Fontana di Trevi e del suo nome, che deriva dalle tre vie che convergono sulla piazza. Di come un tempo la fontana fosse più piccola e posizionata al centro, prima che un architetto visionario decidesse di ridisegnare lo spazio spostando la fontana ma non i palazzi. Mi ha svelato la storia del quartiere Prati, un tempo rifugio di banditi. Mi ha portato a scoprire aneddoti inediti su Nerone e sul vero luogo dell’assassinio di Giulio Cesare.
A un certo punto, ho realizzato che non stavo più facendo un viaggio in automobile per spostarmi dalla stazione Termini alla sala convegni dell’Ara Pacis, ma un tour privato con una guida appassionata.
Quasi fossi in compagnia del professor Barbero, lo storico di cui amo ascoltare i podcast.
Mentre ascoltavo Attilio, non ho potuto fare a meno di pensare al futuro della sua professione.
A San Francisco ci sono già 300 taxi a guida autonoma che trasportano persone – bambini compresi – per la città.
Costano meno, sono più sicuri, non si lamentano mai.
Ma proprio mentre il mondo corre verso l’automazione totale, mentre le grandi aziende tecnologiche promettono di rivoluzionare ogni aspetto della nostra vita quotidiana, Attilio mi ha mostrato il valore insostituibile del tocco umano.
Una lezione che va ben oltre il mestiere del tassista.
E, a ben vedere, il futuro della sua professione è un po’ ciò che aspetta a tutti gli altri mestieri: una continua e inarrestabile avanzata del mondo tecnologico, che rischia di rendere superfluo il tocco umano di cui solo noi dovremmo essere portatori.
Oggi Attilio, forse senza saperlo, mi ha mostrato come un professionista può differenziarsi nell’era dell’automazione: non vendendo un servizio, ma creando un’esperienza unica.
Non sto dicendo che tutti i tassisti dovrebbero prendersi una laurea in storia, ma che forse ogni professionista potrebbe, a suo modo, portare un po’ delle sue competenze, passioni e unicità anche nel mondo del lavoro, differenziandosi così da tutti gli altri.
La scelta di condividere storie e conoscenze invece che lamentele non solo ha reso il viaggio più piacevole per me, ma ha anche creato un valore che nessun’auto a guida autonoma potrà mai replicare.
Ovviamente, non so se questo approccio sia apprezzato da tutti i clienti.
Forse qualcuno preferirebbe un viaggio in silenzio, in modo da lavorare anche nei tempi morti.
Forse qualcuno troverebbe noiose le storie sulla città.
Ma per quanto mi riguarda, so che se dovessi scegliere tra un’auto autonoma e quella di Attilio, non avrei dubbi.
E sono certo che ci sono molte altre persone che mi seguirebbero in questa decisione.
Attilio non mi ha solo portato a destinazione: mi ha fatto vivere Roma, anche se per poco, in un modo nuovo e sorprendente.
Mentre scrivo queste righe, migliaia di professionisti stanno perdendo il sonno pensando a come competere con l’intelligenza artificiale, con i robot, con l’automazione.
Attilio ci suggerisce che forse stanno guardando nella direzione sbagliata.
La vera domanda, infatti, non è “Come posso battere le macchine?”, ma “Cosa posso offrire che una macchina non potrà mai replicare?”.
Attilio ha trovato la sua risposta.
E tu?
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