Stamattina ho tenuto una conferenza alla rete vendita di una banca, per parlare di abitudini da coltivare per puntare all’eccellenza.
Tra i vari punti che ho toccato, c’era uno dei miei cavalli di battaglia:
Sostituire la parola AVERE con la parola DARE.
Il concetto è ampio e non è mia intenzione sviscerarlo in questa sede, ma in breve possiamo dire che le persone che sono riuscite a raggiungere l’eccellenza nel loro ambito professionale, hanno cercato di rendere migliore la vita delle persone con cui si sono interfacciate.
Non si sono cioè limitate a prendere e accumulare valore, ma hanno compreso l’importanza di distribuire e restituire il valore creato alla comunità.
Alla fine del mio intervento, una persona mi ha avvicinato e rievocando il mio concetto del portare valore nella vita delle persone che incontro sul mio percorso, mi ha chiesto: “Chissà quante vite hai cambiato attraverso i tuoi seminari e libri, Luca…”.
Senza nemmeno pensarci troppo, ho risposto: “Una. La mia”.
L’unica vita che posso cambiare è la mia
Questo breve scambio ha catturato l’essenza di ciò in cui credo fermamente: il vero cambiamento inizia sempre da sé.
Attraverso i miei contenuti, speech, libri e videocorsi, mi impegno a fornire alle persone conoscenze, strumenti e speranza.
Chi partecipa ai miei seminari o legge i miei libri può effettivamente sentirsi ispirato.
Ma una volta terminato l’incontro, alcuni potrebbero tornare alle loro abitudini precedenti senza sforzarsi di applicare quanto appreso.
Altri, invece, decidono di impegnarsi attivamente per cambiare se stessi.
E questo fa tutta la differenza del mondo.
È fondamentale riconoscere che il cambiamento è una scelta personale e un percorso individuale.
Significa che io non cambio nessuno direttamente; posso “solo” offrire le risorse corrette e gli spunti necessari per facilitare quel percorso.
Di più: credo che assumersi la responsabilità del cambiamento altrui sia un atto di presunzione, un tratto che spesso si ritrova nelle persone superficiali che non comprendono la complessità umana e non rispettano la sacralità del libero arbitrio di ogni individuo.
La presunzione è il dono delle persone superficiali
In ultima analisi, ogni volta che tengo una conferenza o scrivo un libro o faccio una coaching, imparo qualcosa di nuovo su me stesso e sul mondo che mi circonda.
Ed è in questo processo di continua auto-scoperta che si trova il cambiamento che più mi ha segnato: nel cercare di ispirare gli altri, sono io il primo a crescere e cambiare.
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Erika
Ho 48 anni e non ho mai smesso di cercare, di imparare, di cambiare… a volte penso che questo “non trovare pace” sia frutto di una insoddisfazione latente e di poca stima nelle mie capacità… ma se mi guardo dentro so che sto costruendo un puzzle e le varie esperienze fatte negative, positive o neutre che siano sono tutti tasselli di un disegno unico… che però non riesco ancora a scorgere… so solo che devo continuare a cercare! O magari mi rifiuto di invecchiare😂