10 OTTOBRE 2024
Quando mi sono laureato nel lontano 2004 (foto di repertorio annessa), il mio ingresso nel mondo del lavoro era stato molto complesso, tanto che per i primi 5 anni dalla laurea ho fatto lavori che ben poco centravano con il mio percorso di studi: dall’imbianchino al barista, dal consegnare pacchi natalizi al fare la security agli eventi sportivi.
Uno degli ostacoli che più mi rendeva difficile esercitare la mia professione, era rappresentato dal grande mondo dei pregiudizi nei confronti di ciò che facevo e della scienza della psicologia.
“Lo psicologo è il medico dei matti!” si diceva tra il serio e il faceto, oppure “è impossibile risolvere i problemi della vita soltanto parlando!”, e così via.
Ecco: queste idee rendevano difficile l’avvicinamento dei pazienti al mio studio di psicologia, e di conseguenza l’avvio della mia professione.
Negli ultimi anni, per fortuna, molte cose sono cambiate.
Si parla sempre di più di salute mentale e di quanto sia importante prendersi cura del proprio benessere psicologico.
Gli influencer raccontano nelle stories la loro terapia, le aziende prendono in considerazione la possibilità di offrire sportelli di sostegno psicologico al loro personale e anche la politica alla fine si è decisa a sostenere attraverso il bonus psicologo il nostro lavoro.
Eppure, nonostante l’accettazione crescente, i pregiudizi sulla figura dello psicologo rimangono ancora radicati e impediscono a molte persone di avvicinarsi alla terapia.
Otto anni fa avevo realizzato la prima infografica dedicata a questo argomento (sì, quella gialla che vedi in giro da un po’, e che poi avevo ceduto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia per diffonderla alla cittadinanza…), oggi la riprendo in mano per aggiornarla aggiungendo ad alcuni vecchi pregiudizi, dei nuovi falsi miti che si sono sviluppati con l’evoluzione della tecnologia e la sempre maggiore presenza di psicologi online.
Pronti?
Bene, vediamo allora i 10 pregiudizi più comuni (e i falsi miti più recenti) che è ora di sfatare.
INDICE DEI CONTENUTI
1) Lo psicologo è solo per chi ha problemi
Sono ancora in molti a credere che andare dallo psicologo sia necessario solo quando si affronta un problema grave e insormontabile. Come se lo psicologo fosse alla stregua di un’ultima spiaggia alla quale rivolgersi in cerca di una magia.
Ma chiediti un attimo: cos’è davvero un problema?
La gravità di una difficoltà è un concetto soggettivo e dipende da quanto interferisce con la tua capacità di vivere in modo sereno e soddisfacente. Ciò che può sembrare un dettaglio per qualcuno potrebbe diventare un ostacolo enorme per un altro, influenzando il benessere psicologico e la qualità della vita.
Lo psicologo è un professionista che non si occupa solo di traumi o disagi profondi; il nostro ruolo è anche quello di supportare chiunque desideri crescere, conoscersi meglio e vivere con maggiore consapevolezza. Non è necessario aspettare che le difficoltà si trasformino in qualcosa di insormontabile: intervenire in anticipo, quando i problemi sono ancora piccoli e gestibili, aiuta a prevenire che si cronicizzino e diventino più complessi.
Se parliamo di igiene dentale, questo concetto è tendenzialmente chiaro e intuitivo, nonché dai più accettato come prassi (motivo per cui almeno una volta all’anno andiamo a fare la pulizia dei denti e un checkup generale).
Se passiamo all’igiene mentale, invece, sono in pochi a prenderlo in considerazione.
Prendersi cura del proprio benessere fin da subito, pertanto, permette di trovare nuove risorse e strategie per affrontare la vita con maggiore serenità, senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà.
2) Lo psicologo è per i deboli
Il pregiudizio secondo cui chiedere aiuto sia segno di debolezza è ancora molto radicato, e probabilmente resta quello che fa più danni in assoluto. Questa convinzione deriva da un retaggio culturale che valorizza l’indipendenza e l’autosufficienza come prove di forza e competenza. Siamo portati a credere che affrontare tutto da soli sia un segno di resilienza e coraggio, mentre cercare supporto è interpretato come un’ammissione di fallimento o fragilità.
La realtà è molto diversa.
L’essere umano è, per natura, un animale sociale: è normale e sano rivolgersi agli altri quando ne abbiamo bisogno. Chiedere aiuto, soprattutto alla persona giusta, è una competenza fondamentale e purtroppo spesso sottovalutata. Sapere a chi rivolgersi e avere il coraggio di farlo sono segni di intelligenza emotiva e maturità, non certo di debolezza.
Da questo punto di vista, la vera forza oggi è la disponibilità a mostrarsi vulnerabili (che in fin dei conti è la strada maestra per riconoscere e portare agli altri la propria unicità).
Il percorso terapeutico è un’opportunità in cui la persona prende un ruolo attivo nella propria vita, scegliendo di affrontare le difficoltà e di lavorare per il proprio benessere. È un atto di consapevolezza e responsabilità personale, in cui la persona dimostra capacità di collaborazione, apertura e di investimento sul proprio futuro. Chi sceglie di andare in terapia sa che migliorare è sempre possibile e comprende il valore della connessione e della cooperazione per raggiungere questo obiettivo.
3) “Sono fatto così” / “La personalità non cambia”
Questa è una convinzione che limita fortemente l’individuo, ma che fortunatamente possiamo risolvere spiegando come funzionano la psicologia e la psicoterapia.
Molte persone credono che la personalità sia una struttura fissa e immutabile e che la terapia, specialmente quella basata sulla parola, non possa avere un impatto concreto. È normale pensarlo, specialmente se non si conoscono i meccanismi del cambiamento psicologico e della scienza che sta dietro la terapia.
Per fare chiarezza iniziamo col dire che la personalità è l’insieme di tratti e caratteristiche stabili che determinano il nostro modo di pensare, sentire e comportarci nel mondo. In terapia è possibile analizzare la personalità e scattare una sorta di fotografia che ci restituisce la struttura della personalità in quello specifico momento della vita della persona.
Sì, alcuni aspetti possono essere stabili (ed è giusto che sia così), ma questo non significa che siano immutabili e che le persone siano prigioniere di questi tratti.
In terapia è possibile lavorare sul modo di reagire alle situazioni e di interpretare ciò che ci accade, al punto da poter modificare strutturalmente il cervello e “potenziarlo”. Insomma, la psicoterapia fornisce strumenti pratici e strategie per aiutare le persone a cambiare schemi disfunzionali, a sviluppare nuove abilità e a costruire una versione di sé più in linea con i propri valori e obiettivi.
Il cambiamento è reale e tangibile per chiunque sia pronto e disponibile a impegnarsi per mettere in discussione prima di tutto i propri modelli di pensiero e comportamentoe
4) In terapia soffrirò tutto il tempo
Da dove arriva tutta questa paura del dolore emotivo? È una domanda importante.
In parte, la nostra cultura tende a farci evitare la sofferenza, a distrarci a ogni costo con acquisti, attività e proposte che hanno la potenzialità di rimandare all’infinito la presa di coscienza. Questo atteggiamento spesso si alimenta dell’incertezza e del timore di ciò che si potrebbe scoprire di sé in un percorso terapeutico.
Capita che alcuni, pur riconoscendo il valore della psicoterapia, se ne tengano a distanza per paura di trovarsi a rivivere momenti dolorosi o traumatici.
Da un certo punto di vista, sono convinto che questo sia il vero e più importante costo che la persona debba sostenere quando decide di rivolgersi a uno psicologo, ancor più che il prezzo economico da pagare.
E sicuramente non si può negare che la terapia sia un percorso complesso e sfaccettato, ma sarebbe sbagliato proporla come un’esperienza esclusivamente difficile o sofferta. È vero che ci possono essere momenti di riflessione profonda e confronto con le proprie vulnerabilità, ma il lavoro terapeutico non si riduce solo a questo. Ci sono anche momenti di leggerezza, di scoperta e di crescita positiva, dove si esplorano risorse, si coltivano nuove prospettive e si celebrano i progressi fatti.
Nella stanza di terapia, terapeuta e paziente sono collaboratori, impegnati a costruire insieme un percorso su misura. Lo psicologo non è lì solo per analizzare, ma per prendersi cura della persona nel suo complesso: piangere, ridere, condividere sogni e progetti, sentirsi complici con il terapeuta sono aspetti essenziali che trasformano la terapia in un’esperienza arricchente nella quale il dolore non è l’unico protagonista.
Il vero senso della terapia, anche quando si lavora su traumi o esperienze difficili, non è rivivere il dolore per il dolore, ma esplorare ciò che quel dolore ha sottratto alla persona e lavorare per restituirlo.
5) Se la situazione è gestibile, meglio un coach
Negli ultimi anni, la figura del coach è diventata sempre più popolare, e molti lo considerano una soluzione rapida per migliorare la propria vita quando le difficoltà sembrano “gestibili”.
Non ho nulla contro la figura del coach, e ho imparato tante cose sulle dinamiche del cambiamento anche da chi psicologo non è.
Però, partendo dal presupposto che il coaching nasce in seno al ramo della psicologia chiamato “psicologia positiva”, dobbiamo sapere che le due figure professionali sono differenti.
Lo psicologo, in particolare, lavora su molteplici aspetti, tra cui:
• la gestione dello stress,
• il miglioramento delle abilità relazionali,
• la comprensione delle emozioni,
• la gestione dei traumi,
• la costruzione dell’autostima e la promozione del benessere psicologico generale,
• aiuto alle persone a esplorare i propri schemi di pensiero e comportamento, supportandole nel raggiungere obiettivi personali attraverso un approccio scientifico ed evidence-based.
Quando si pensa allo psicologo lo si immagina quasi sempre specializzato in psicologia clinica, che si concentra sul trattamento di patologie mentali, disturbi psicologici e disagi emotivi significativi. Esistono però anche psicologi specializzati in altro: psicologia del lavoro, psicologia della salute, psicologia dello sport, psicologia dell’educazione e molte altre aree, ognuna delle quali si focalizza su aspetti specifici dello sviluppo e del benessere della persona.
Il coaching può essere utile in alcuni contesti, ad esempio quando si tratta di definire obiettivi professionali, migliorare la produttività, o sviluppare abilità pratiche specifiche come la gestione del tempo o la comunicazione efficace. Tuttavia, il coach non ha le competenze per occuparsi di problemi emotivi, relazionali, né di difficoltà legate a traumi, disturbi dell’umore, ansia o altre problematiche psicologiche complesse che rimangono di esclusiva pertinenza dello psicologo.
Da questo punto di vista, sulla carta, lo psicologo ha una formazione più completa e in grado di affrontare a 360 gradi problematiche e opportunità che si possono presentare nella vita della persona.
Bene, fin qui abbiamo recuperato e approfondito alcuni pregiudizi che conosciamo da sempre, iniziamo ad affrontare quelli più recenti.
6) Ormai è meglio la terapia online – NEW ENTRY
La terapia online ha guadagnato sempre più popolarità dal 2020, ma è importante sapere che la sua efficacia è stata oggetto di studio già da prima della pandemia. Durante l’emergenza sanitaria globale si è però resa necessaria una sperimentazione su larga scala, che ha dimostrato come la psicoterapia a distanza possa essere un’alternativa valida e sicura per molte persone.
La terapia online si è rivelata particolarmente utile in contesti specifici:
• per le persone con difficoltà di mobilità,
• per chi vive in zone remote o rurali con scarsa disponibilità di professionisti,
• per chi ha impegni lavorativi che rendono difficile recarsi in uno studio fisico,
• per persone che si sentono più a proprio agio nell’ambiente sicuro della propria casa.
Inoltre, è stata molto efficace per il trattamento di problematiche legate all’ansia, alla depressione lieve, al supporto durante momenti di crisi o per percorsi di psicoterapia breve e focalizzata.
Io stesso sono un sostenitore ed erogatore di terapia online e già dal 2011, ma sono anche consapevole che non è una soluzione universale. Alcune situazioni richiedono ancora il contatto vis-à-vis, come ad esempio i casi di disturbi psicotici, traumi complessi, o quando è necessario stabilire un rapporto terapeutico più profondo e stabile attraverso il linguaggio non verbale, che spesso è difficile da cogliere dietro uno schermo. Inoltre, non tutti i pazienti si sentono a proprio agio in un contesto virtuale: alcuni potrebbero percepire la mancanza di una presenza fisica come un ostacolo alla connessione emotiva o alla creazione di un ambiente sicuro.
In sintesi, la terapia online è un’opzione flessibile, comoda e accessibile, ma è importante adattarla alle esigenze specifiche di ciascun paziente e valutare attentamente se è la soluzione più adatta per la tipologia di problematica da affrontare.
7) La terapia online non funziona (vade retro…) – NEW ENTRY
La terapia online? Ma siamo sicuri che funzioni? Io non mi fido.
Le motivazioni alla base di questa convinzione sono diverse, ma la prima è che sembra ancora ‘strano’ potersi interfacciare per la cura tramite schermo. Alcuni ritengono che la mancanza di vicinanza fisica sia un limite, altri pensano che il problema della distanza sia che crei una barriera emotiva rendendo più difficile stabilire un legame autentico e di fiducia.
E poi se internet non funziona bene? Se entra qualcuno in camera o se mi ascoltano da dietro la porta? Chissà se il terapeuta mi ascolta davvero o si guarda una serie tv in modalità muta… Subentrano le fantasie perché chi non ha mai fatto psicoterapia online non sa cosa aspettarsi.
La ricerca scientifica, però, ha dimostrato che la terapia in questa modalità può essere tanto valida quanto quella in presenza, a patto che sia strutturata in modo adeguato e che ci sia una buona sintonia tra terapeuta e paziente. Ciò significa che la piattaforma utilizzata deve essere sicura e stabile, e che siano garantite sia la privacy che la continuità del percorso.
Il terapeuta deve essere preparato per lavorare in un contesto virtuale, sapendo come adattare le tecniche e gli interventi per rendere la comunicazione efficace anche a distanza. Il paziente deve sentirsi a proprio agio e quindi l’ambiente, anche se virtuale, deve continuare a favorire la fiducia e la connessione emotiva.
Certo, come già accennato la terapia online può non essere adatta a ogni situazione. Disturbi gravi o casi che richiedono un intervento intensivo e strutturato, o certi tipi di personalità, potrebbero necessitare di un setting in presenza per garantire un supporto più immediato e diretto. Per alcuni pazienti uscire ed esporsi fa parte del percorso. Inoltre, pazienti che vivono in contesti domestici poco sicuri o privi di privacy potrebbero non riuscire a trarre beneficio da un percorso online.
Ad ogni modo, la terapia online è una risorsa preziosa, assolutamente sicura ed efficace che ha ampliato notevolmente l’accesso alle cure psicologiche e, se ben gestita e personalizzata, non ha nulla da invidiare alla terapia tradizionale.
8) Seguire profili di psicologi online è un po’ come fare terapia – NEW ENTRY
Non abbiamo mai avuto accesso a tante informazioni e contenuti sulla salute mentale come oggi grazie ai social media. Profili di psicologi, terapeuti o persino influencer nel campo della salute mentale forniscono spesso risorse preziose per sensibilizzare il pubblico e creare consapevolezza su questi argomenti.
Addirittura Harvard ha chiesto aiuto a una serie di Health Influencer (influencer della salute) per sostenere l’opera di sensibilizzazione e per aiutare nella prevenzione. È possibile trovare video informativi su temi specifici come l’ansia o la depressione, consigli pratici per migliorare il benessere quotidiano, spunti di riflessione, tecniche di mindfulness e strumenti per gestire le emozioni.
Attenzione però: seguire un profilo di uno psicologo online o di un influencer non equivale a fare terapia e neppure auto-terapia. La terapia è un processo articolato e altamente personalizzato, creato su misura per il paziente perché deve calzare come un guanto. In più, la terapia richiede un’interazione diretta e continua tra terapeuta e paziente. Si basa su un dialogo strutturato, che mira a esplorare aspetti profondi della vita e della psiche della persona, sviluppando obiettivi specifici e strumenti pratici per raggiungerli.
Guardare video o leggere post, per quanto possa essere educativo e motivante, non può sostituire l’efficacia di un percorso personalizzato, perché mancano il contesto e l’approfondimento che solo un terapeuta può fornire. Possono essere utili per ottenere consigli pratici o per comprendere meglio certi concetti, ma la terapia è un percorso molto più strutturato, che coinvolge un livello di profondità e personalizzazione che non può essere raggiunto tramite contenuti generici sui social media.
9) La terapia o funziona subito o non serve a nulla
Capita che ci si avvicini alla terapia con l’aspettativa che il cambiamento sia immediato. Sono spesso la cultura dell’alta performatività e della gratificazione istantanea a influenzare questo pensiero. La stessa voglia di risultati immediati che abbiamo nel lavoro, nel fitness o persino nell’intrattenimento, viene applicata alla terapia. Perciò, quando non si vedono cambiamenti evidenti fin dalle prime sedute, si inizia a fantasticare che la terapia non funzioni e che non valga la pena continuare.
Quando le persone mi chiedono “quanto tempo impiegherò per guarire?”, mi viene sempre in mente la risposta che Milton Erickson dava in queste situazioni: “Meno del tempo che ha impiegato per ammalarsi”.
Con questo voglio portare l’attenzione sul fatto che il cambiamento psicologico è un processo complesso che richiede tempo, pazienza e costanza. La terapia è un lavoro graduale e proprio come quando si pianta un seme, non ci si può aspettare che cresca e fiorisca da un giorno all’altro: occorre tempo affinché le radici si sviluppino e il processo di crescita diventi visibile.
Ogni passo in terapia, anche quello che puo’ sembrare piccolo o poco rilevante è un investimento nel proprio benessere a lungo termine. Il vero cambiamento avviene in modo progressivo, attraverso un accumulo di piccoli avanzamenti che, messi insieme, portano a una trasformazione profonda e duratura.
10) Posso andare in terapia solo quando ne ho bisogno
L’ultimo mito da affrontare è che la terapia sia solo una sorta di pronto soccorso emotivo, da attivare esclusivamente in situazioni di emergenza o quando ci si sente sopraffatti da una crisi. Una visione di questo tipo è riduttiva e limita il potenziale di un percorso terapeutico.
I progressi per essere consolidati devono rientrare all’interno di un percorso continuativo in modo da lavorare in profondità, andando oltre la risoluzione del singolo problema. La terapia non si limita a gestire le crisi: è uno spazio sicuro nel quale sentirsi liberi di entrare anche per evitare che una situazione che potrebbe essere circoscritta, si cronicizzi aggravandosi.
Da questo punto di vista, credo che il grande “salto mentale” che è necessario promuovere sia quello che vede la visione dello psicologo non come risolutore di problemi, ma partner di crescita e cambiamento nell’intero arco della vita del paziente.
In conclusione, la terapia è un’opportunità straordinaria per conoscersi meglio e migliorare la qualità della propria vita, ma la si approccia molto meglio se si superano i pregiudizi e i falsi miti che ancora la circondano.
Insieme al MazzuTeam ne abbiamo scelti 10, ma ce ne sono altri.
Quali aggiungeresti?
Per restare aggiornato sulle mie riflessioni, iscriviti alle MazzuNotes del venerdì 😉
P.S. Nel mio libro “L’era del cuore” racconto la mia storia con i pregiudizi legati alla professione psicologica. Puoi acquistare ora la tua copia a questo link: https://amzn.to/2U89yMm
Simona Di Berardi
Sempre illuminante!
Luca Mazzucchelli
Grazie Simona 🙂
Luca
Giovanni Salmeri
Mi piace molto questo nuovo genere di contenuti. Confesso che da un po’ leggevo meno quelli che giungevano sulla mailing list. Forse questo nuovo stile cerca anche un’utenza diversa che sia disposta a investire qualche minuto più nella lettura di un contenuto un po’ più strutturato ma comunque snello. Grazie.
Luca Mazzucchelli
Grazie per la fiducia Giovanni, a presto
Luca
Chiara
Dopo 4 anni di terapia, qualche giorno fa mi sono sentita dire dalla mia terapeuta “la sua terapia inizia adesso!” .
Ho sempre creduto nella psicoterapia e da allora sono cambiati I miei pensieri e molte mie prospettive.
Forse per questo che sono riuscita a vedere solo ora ciò che nell’infanzia mi ha ferito di più. E sì, fa molto male.
Ho iniziato che pensavo ci volesse meno tempo. Ora ho capito che I tempi di una persona non si possono forzare.
Ho iniziato on line, ora preferisco vis à vis, anche solo recarmi lì, conferisce maggior valore a quei minuti preziosi.
Ho iniziato che mi sentivo persa, ora mi sento realizzata e so che posso e voglio offrire di più anche agli altri.
Sento di avere una costante guida per il mio percorso, e un valido supporto per la mia persona, nonostante non abbia mai detto cosa fare, ma ascoltato davvero e invitato alla riflessione.
Perciò, nonostante sia una delle cose più toste da affrontare nella vita di tutti I giorni, voglio solo ringraziare!
Luca Mazzucchelli
E’ una riflessione interessante.
Da una parte penso che ci sia sempre un percorso da iniziare, a prescindere da dove ci si trovi.
Si puo’ sempre migliorare, si puo’ sempre mettere meglio a fuoco un qualche aspetto di se, si puo sempre comprendersi un po’ meglio.
D’altra parte, se in 4 anni si è lavorato per arrivare dove si è oggi è perchè un lavoro è stato fatto, e anche importante.
Quindi, forse, il senso della frase “La tua terapia inizia adesso” era: adesso possiamo iniziare un nuovo lavoro terapeutico assieme.
Luca
Pietro
Davvero unico questo nuovo modo di fare comunicazione!
Il diario rappresenta un incontro intimo con la persona che lo scrive ed è molto bello capire che tutti noi abbiamo una linea che in qualche modo ci appartiene!
Grazie
Luca Mazzucchelli
Grazie Pietro per il feedback.
Vediamo dove ci porterà questo esperimento 🙂
Luca
Sara Russo
Io aggiungerei: Se ci vai una volta poi non finisci più, perché escono problemi da problemi e alla fine passi la vita dallo psicologo.
Questo è quello che hanno detto a me quando ho detto che volevo rivolgermi allo psicologo.
Ma, se avessi la possibilità, ci andrei sempre, perché la vita è continuo divenire, ci vorrebbe davvero qualcuno che ci accompagnasse nel nostro intero percorso, attraverso ogni esperienza.
I problemi sono le forme nuove con cui veniamo in relazione durante l’esistenza, da questi incontri dovrebbero risultare forme nuove a loro volta, che sarebbero il nostro adattamento, e tutto questo accade all’infinito.
Luca Mazzucchelli
Più che altro i problemi fanno parte della vita, è una componente strutturale di questo gioco 🙂
Talvolta penso che se in questo momento non stai affrontando almeno un grande problema nella tua esistenza, allora forse è perchè hai smesso di crescere.
Affrontarli in buona compagnia, puo’ fare tutta la differenza del mondo 🙂
Luca
Francesca Di Simone
Bellissimo, ma secondo me troppo lungo. Ho al massimo 5 minuti per poter guardare queste cose prima di cominciare a lavorare. Sono riuscita a leggere solo i titoletti e le scritte in grassetto. Mi spiace per il tempo che Luca ha investito in un testo così bello e impegnativo. Ovviamente opinione opinabile e comunque piena di ammirazione per l’impegno! Non vedo l’ora dei Be More Days perchè ho coinvolto tutta la famiglia (marito, figli di 16 e 19 anni, sorella e cognato)!
Luca Mazzucchelli
Grazie Francesca per il feedback 🙂
Ma non ti spiacere, per me è stato comunque un piacere scriverlo.
Noterai che nel blog ci sono già diversi articoli di diversa durata.
Ognuno puo’ prendere ciò che vuole e secondo le modalità che preferisce.
In realtà questo non è un qualcosa che faccio per voi, ma prima di tutto per me.
Ti aspetto con la tua bella famiglia ai BeMore Days,
Luca
Dajana
Buongiorno Luca,
Anche io ho avuto questo sentore nell’ultimo anno.
Troppo traffico ormai su queste autostrade, strade e viottoli intricatamente disciplinati dal web.
Troppa informazione e a chi credere? Questa materia così complessa per chi non ha studiato, non è come provare una nuova ricetta trovata sul web di una torta e constatare che non è venuta bene!!!
Mi piace questa idea che hai avuto la trovo molto intelligente, ora le persone sono sazie di notizie, pettegolezzi e suggerimenti che spesso sono ormai contenuti personalizzati. I professionisti del marketing raccolgono i biscottini che disseminiamo sulle strade del web, materia prima dei web analytics. Ci facciamo tenere li a bada con tutto ciò che ci piace, o che pensiamo ci serva, tutte queste certezze che ci coccolano giornalmente.
Invece anche io sento che ora le persone hanno bisogno di intimità e di vera crescita, che può arrivare solo da una terapia reale con il professionista ideale, e che non sara’ certo fatta di certezze ma di tutt’altro perché solo guardando le incertezze, le parti non conosciute di noi stessi che si può iniziare a capire tanto di noi e dell’altro.
Spero che il tuo progetto sia di successo.
Luca Mazzucchelli
Grazie Dajana.
Ho fatto oltre 1300 video dove approfondisco praticamente ogni aspetto della psicologia.
Ho avuto la percezione a un certo punto di aver detto più o meno tutto quello che avevo da dire sulla psicologia in senso stretto.
Da qui l’esigenza di provare a portare un po’ più me, assieme alla materia che tanto amo.
grazie per avermi letto
Luca
Simone Messini
Luca…
Sono arrivato su questo contenuto attraverso la tua mail che ho letto con molto interesse.
Se posso permettermi di porgere il mio sentire, ho condiviso la tua riflessione sul mare magnum nel web e (sintetizzo arbitrariamente), la necessità di ripristinare l’originalità e l’elemento innovativo nel contenuto che riversi.
A mio sentire frasi come quelle che hai usato del tipo “Ultimamente, però, mi sono trovato in difficoltà e sento sempre più forte dentro di me una spinta a cambiare qualcosa”.
E poi :”Mi sono chiesto: Cosa posso offrire di nuovo o, quantomeno, di unico?” sono di per se “svoltanti” perché accompagnano chi legge ad una modalità interiore di affrontare un problema per nulla scontata e certamente di esempio.
E sono più efficaci di un contenuto proposto in modo logico razionale.
La domanda è: in un mondo in cui manca tempo, disponibilità/abilità all’ascolto possono ancora questi dialoghi interni di esempio fare breccia e attirare interesse?
Non ho la risposta ma certamente la svolta che hai dato l’ho sentita molto interessante.
Io non sono più un ragazzo e il mio tempo è assolutamente limitato (stavo anche rinunciando a scrivere) ma di certo i ragazzi il tempo lo sperperano come non valesse niente…
E la tua traccia a mio parere colma una grande mancanza edifica dove non so ma credo non ci sia niente, come quando sei partito sul web…
Su un territorio difficile dove mantenere equilibrio e misura è essenziale ma alla mia percezione le condivisioni che prospetti possono essere un modo non per attirare curiosità spicciola o ma generare confidenza, fiducia, fattori grandemente carenti.
Questo secondo me risolve d’un balzo i pregiudizi sulla psicologia.
Questo primo contenuto mi ha spiazzato rispetto all’intenzione che hai pre-posto e l’ho trovato molto didascalico, lontano dal motivo per cui ho scelto di riservare tempo per leggerti.
Ma volevo comunicare che la tua scelta mi piace, e ribadisco, edificata su un “territorio” ancora “spoglio”.
Per cui ti auguro tutto il meglio, sempre grato per il lavoro che hai fatto (insieme a Giulia) e di questo Vostro modo di “stare al mondo”.
Luca Mazzucchelli
Grazie mille Simone,
per il tempo che hai dedicato a leggere e a scrivere questa tua riflessione.
Come dicevo nella mail, ancora una forma precisa il mio diario non ce l’ha.
E concordo che in alcuni passaggi questo articolo è ancora didascalico.
Un po’ lo rimarrà anche nelle prossime pagine, perchè in fin dei conti io racconto la psicologia anche così.
Sicuramente, però, ci saranno altri pezzi di me.
Prova a dare ancora un po’ di fiducia al progetto, se ne avrai modo.
a presto
Luca
Patrizia
Grazie Luca, bella idea.
In effetti il percorso è sempre lungo, a volte si fa fatica a sostenerlo anche dal punto di vista economico se non si è ancora finanziariamente autosufficienti e i passi avanti non sempre sono visibili soprattutto a chi ci circonda.
Io ci credo molto e una dei miei figli sta facendo un percorso ma alcuni suoi coetanei fanno fatica.
Luca Mazzucchelli
Grazie Patrizia per la tua testimonianza,
e in bocca al lupo a tuo figlio
Luca
Stefania Goldoni
Ciao Luca, sono una grande sostenitrice di psicologia e psichiatria, mi hanno aiutato ad uscire da periodi difficili, da più di un anno sono seguita da una counselor, con la quale mi trovo molto bene, ha tirato fuori delle cose del mio passato che mai avrei immaginato, traumi della mia infanzia, mi ha fatto capire quale sia la Vera ME e i miei valori. Sono cambiata tanto grazie a lei, sono ME STESSA.
Complimenti perché sei una persona meravigliosa, ti ho visto il 24 febbraio alla convention di Longy a Milano e ci vedremo a RICCIONE fra un paio di settimane.
Luca Mazzucchelli
Grazie Stefania per questa tua testimonianza,
ci vediamo a Riccione 🙂
Luca
Roberta Buzio
Ciao a Tutti !
Allora, “seguire profili on line non è come fare terapia”…sicuramente. Personalmente l’ho trovato molto utile, anzi, son convinta che, se son riuscita a guadare questi ultimi anni, nei quali son successe molte-troppe cose, sia stato grazie a quanto visto e ascoltato on line. Sicuramente la terapia è altro, ma necessita di due cose: possibilità economiche (che a volte non ci sono) e la disponibilità di scoprirsi, rivelarsi con il terapeuta. A me son mancate entrambe. Attraverso i contenuti trovati però ho fatto chiarezza, capito cosa era importante tenere e cosa lasciar andare. Sul come rimettere in piedi la testa ci sto ancora lavorando, ma il cuore comincia ad essere piu sereno. Un abbraccio
Roberta
Luca Mazzucchelli
Ciao Roberta,
Non posso che essere un grande sostenitore di tutte le operazioni divulgative che vengono fatte online per avvicinare la psicologia alle persone e per aiutarle a mettere meglio a fuoco il loro potenziale, o quanto meno utili a “svegliare” le loro coscienze.
Certo, in un percorso di cambiamento, la terapia (se ben fatta) rappresenta un turbo unico e incomparabile.
Da un certo punto di vista, è come per il mondo dell’alimentazione: puoi cibarti di caramelle, ma vivere solo mangiando quelle ti preclude un pasto capace di dare un’altra forza ed energia al tuo corpo.
grazie per il tuo commento e a presto
Luca
Margherita
Buongiorno Luca e Giulia, vi ringrazio per questo spazio è molto carino
Io penso che siano tutte verita’ un pò distorte:
1) E’ solo per chi ha problemi….. e non riesce a vedere la soluzione aggiungerei, il psicologo aiuta a mettere a fuoco le soluzioni.
Il psicologo per me è una persona che ti dà un paio di occhiali per vedere meglio, resta sempre a te quello che vuoi
vedere.
2) E’ per i deboli…..direi per persone che si trovano indebolite da una situazione che non riescono a gestire ed intelligenti da chiedere aiuto. Chiedere aiuto viene considerato ancora un segno di debolezza purtroppo e solo perchè si ignora il beneficio che si può avere nel lasciarsi un po’ andare senza dover controllare tutto.
3) Sono fatto così serve solo per dire non voglio che entri nella mia vita. Chi vuole far entrare le persone nella sua vita ci lavora su se stesso.
4) in terapia si soffre perché si ammette a voce alta che si sta male, non è semplice.
5) per alcuni il coach è la versione light del psicologo, anziché tagliare le calorie si crede di tagliare l’impegno, ma non è così…..
6) la terapia online per me è comoda ma soprattutto permette di superare un iniziale timidezza.
7) in una società dove non si parla più con nessuno, dove tutti stiamo bene, sembra che solo il psicologo possa chiamare le cose con il loro vero nome, questo per me è importante, seguirli è sempre positivo.
8) la terapia deve funzionare subito o non funziona , io penso che non sia la terapia a non funzionare ma la fiducia che io metto in chi mi da la terapia a fare la differenza. Quindi si può dire se non ho fiducia la terapia non funziona quindi in un qual modo si se non ho fiducia subito è meglio cambiare.
9) uso la terapia solo quando soffro sono gli stessi che usano l’antibiotico per i primi tre giorni e non finisco la scatola….una cosa che non si porta a termine rende sempre più deboli di prima.
Quando uno va da un psicologo crede che gli verrà detto come può cambiare gli altri che gli creano problemi…. ma poi quando scopre che gli verrà suggerito come dovrebbe cambiare se stesso per non avere problemi ci si sente un pò troppo alleggeriti in un qual modo sembra quasi impossibile che basti così poco, è come quando si è innamorati di una persona riempie ogni spazio e così sono i problemi riempiono tutto, forse il psicologo si dovrebbe affiancare ad un corso che fa vasi di creta….cioè dovrebbe dare alle persone la possibilità di svuotare e di riempire in contemporanea. Come terapia corso di giardinaggio. Se hai una stanza di mobili rotti ci rimarrai attaccato fino a quando non ne avrai dei nuovi, e quelli nuovi spingeranno fuori i vecchi. Io quando sono giù faccio così anziché togliere un problema aggiungo soluzioni di altre cose …. poi qualcosa si sblocca…..no so se è proprio un vero metodo 🙂 però per me funziona.
Una volta ho sentito dire che se sei per strada è subisci una violenza devi gridare al fuoco, perché le persone che sono li ti aiuteranno solo in base a quanto credono di poterti aiutare e molti pensano di essere più capaci di venirti in soccorso in un caso di incendio che in uno di aggressione e quindi verranno in soccorso più facilmente.
Credo che funzioni allo stesso modo, per chi viene in terapia penso sia più facile seguire un consiglio su un corso di giardinaggio ( o comunque una cosa pratica una cosa in cui lui sa di essere capace) piuttosto che dirgli che deve lavorare su se stesso in cui si sente totalmente incapace….poi da cosa nasce cosa.
Ed oggi è venerdiiiiiii, passate un buon fine settimana cari.
Patrizia
Ciao Luca,
che sollievo leggere con calma un pensiero argomentato fuori della frasi-slogan a cui i tempi rapidi dei social ti costringono. Certo non ho letto tutto, ma ho approfondito le argomentazioni che mi interessavano di più, come sfogliare la pagina di un quotidiano durante il caffè del mattino. Grazie della tua voglia di migliorare continuamente e ci vediamo ai Be more Days
PS: aggiungo ai luoghi comuni “costa troppo, non me lo posso permettere”.
L’ho sentito dire da amici che avevano il mio stesso potere di spesa. E mi viene in mente un concetto industriale che si chiama “costo della non qualità”. Cioè, se tutti tenessimo traccia dei costi reali di scelte o atteggiamenti che poi ci danneggiano (lavori che non ci soddisfano e/o in cui non abbiamo il riconoscimento economico adeguato, relazioni tossiche, malattie psicosomatiche, rapporto conflittuale con i figli, ecc…) e che hanno una matrice profonda comprensibile e gestibile solo con una terapia, allora potremmo renderci conto che, investire in terapia, in realtà, ci fa risparmiare, se non addirittura guadagnare! Parola di chi ha alle spalle oltre 15 anni di terapia, che ha impattato non solo sul mio benessere fisico ma anche su quello economico. un abbraccio
Luca Mazzucchelli
Grazie Patrizia, hai colto a pieno lo spirito del diario.
In effetti il costo della non qualità è un concetto controintuitivo ma fondamentale per capire dove e perchè investire le nostre risorse: economiche, ma non solo.
un abbraccio e ci vediamo ai BeMore Days
Luca
Cristina
Buongiorno Luca. Ti scrivo alla soglia dei miei 12 anni dalla 🎓. Quali lavori ho fatto in questi 12 anni? 6 come insegnante, 3 come educatrice, 1 di corsi (es. HR consultant) xkè nn ho trovato lavoro in nessun campo e 3 come Collaboratore Scolastico alias Bidella xke sn Mamma e devo portare il pane a casa. Mi fa ridere pensare che si creda ancora che il problema sia nel pregiudizio che la gente ha nei confronti dello psicologo. La figura dello psicologo in Italia non è mai esistita perchè esiste solo quella dello psicoterapeuta anche se poi negli ospedali esercita il ruolo dello psicologo. Le risorse umane sono in mano agli avvocati xke devono tagliare le teste e basta. Le cooperative sono in mano ai pedagogisti e agli educatori. Sul web ci sono counselor, coach e consulenti x ogni problematica psicologica che vengono dagli studi o percorsi più disparati e straguadagnano (una puericultrice, su instagram, ha dovuto allargare il team a 30 professionisti anche psicologi xke da sola non riusciva a fronteggiare le consulenze). Domanda: chi è che li ha formati per fare quello che fanno? Indovina indovinello? Proprio noi. Quelli a cui insegnavano la maieutica come forma principale di lavoro con i pazienti. Riflessione: divulgare la psicologia ha fatto credere che la stessa potesse essere alla portata di tutti e che tutti potessero essere un po’ psicologi. Non ha sensibilizzato assolutamente, non ha fatto capire quanto prezioso fosse il lavoro dello psicologo. Lo psicolo: doveva essere fisso in ogni reparto di ospedale (consiglio di fare un giro x vedere come vengono trattati i pazienti), doveva essere fisso nelle scuole (non con lo sportello inutile a tutti, ma con i tanto cari Focus Group x insegnanti e dipendenti che litigano dalla mattina alla sera), doveva essere a capo delle risorse umane non che le aziende assumono couselour relazionali x snellire le procedure e quindi tagliare inevitabilmente le teste. Doveva essere fisso nelle Rsa per tutelare gli ospiti dai massacri del burnout ect ect.. invece dove siamo? Se hai i soldi ti specializzi xke se non sei psicoterapeuta nn lavori, se hai le capacità divulghi con contenuti smart a 5 o 3 punti (così la psicologia diventa alla portata e tu guadagni followers e potere), se ci credi fai la fame in uno studio, se sei un debole o non motivato come piace pensare a qualcuno, fai il bidello come me che un giorno ti 6 laureato con una tesi speriementale e 110 e lode alla Cattolica di Milano.
Luca Mazzucchelli
Ciao Cristina,
grazie per aver investito tempo a leggermi e scrivermi.
Sollevi tanti punti e non riesco ad analizzarli tutti in questa sede.
Sicuramente c’è molto ancora da fare per portare la psicologia in tanti contesti della nostra quotidianità.
Non condivido invece la tua visione del mondo del lavoro, soprattutto oggi dopo il covid.
Magari, un giorno, ci scriverò sopra una pagina di diario.
grazie e a presto
Luca
Cristina
Spero anch’io che tu possa scrivere una nuova pagina nel tuo diario. Il parking lot dopotutto, in questi 12 anni, ho imparato a contemplarlo.. soprattutto durante il covid.
Luca Mazzucchelli
Grazie per l’auspicio Simona.
Non so cosa sia il parking lot.
Luca
Luisa
Buongiorno Luca, come aveva scritto lei qualche settimana fa” La forza sta nel chiedere aiuto”.
Ho 65 anni e sono cresciuta in una famiglia disfunzionale, a 30 anni ho cominciato a fare terapia, la scelta più giusta che potessi fare, la consiglio a tutti.
Quando capisci certe dinamiche soffri molto, ma poi finalmente la luce.
Ringrazio ogni giorno di avere incontrato una eccellente terapeuta, e Ringrazio anche la mia forza e costanza di non mollare mai.
Non bisogna necessariamente stare molto male per fare terapia come è successo a me, ma conoscersi nel profondo è una grande LIBERTÀ.
Più consapevolezza hanno le persone, e più la società è migliore.
Grazie Luisa
Luca Mazzucchelli
Grazie Luisa,
la tua è una bellissima testimonianza.
a presto
Luca
Susanna
Caro Mazzu,
una riflessione come questa andrebbe divisa in pillole. considerato che abbiamo sempre meno tempo. insomma l’equivalente di una o due facciate di un libro di carta.
L’idea di raccontare episodi per suscitare riflessioni è buona. Mi fa venire in mente il libro di Leo Buscaglia, Nati per amare, che se non erro è impostato in questo modo.
Buon lavoro.
Luca Mazzucchelli
Ciao Susanna,
in effetti è anche divisa in pillole, ma su Instagram.
In questo spazio vorrei avere più libertà rispetto alle regole delle varie piattaforme e prendermi il tempo che desidero prendere 🙂
Ogni tanto troverai riflessioni più lunghe, cme questa, ogni tanto cose molto più brevi.
Grazie anche per il suggerimento di lettura.
Ciao
Luca
Assunta Bigelli
Buongiorno Luca, ho 69 anni sono stata sempre appassionata di psicologia ,le mie letture sono state maggiormente sulla psicologia e la mia crescita personale , ma non sono psicologa.Mi sono messa sempre in discussione e credo che lo psicologo/ga ci aiuti a capire meglio noi stesse /si ma è soprattutto per chi è disposta/tò a mettersi in discussione .
Luca Mazzucchelli
Grazie Assunta per la tua testimonianza e per essere da esempio nel metterti in gioco,
ciao
Luca
Daniele
Nel libro “Il Budda nello specchio: Alla ricerca dell’energia vitale interiore”, il monaco cinese Nichiren dice che per avere una solida saluta bisogna seguire 3 principi:
– seguire un buon medico, in questo caso psicologo/coach
– assumere delle buone medicine, in questo caso dei buoni pensieri
– essere un buon paziente, acquisire, anche a livello di base, conoscenze di psicologia di base
Luca Mazzucchelli
Ciao Daniele,
mi sembra una metafora molto azzeccata.
Ci vediamo nel program 😉
Luca
Piero gnutti
Sono lieto di contribuire al viaggio di scoperta delle nuove frontiere della psicologia….viaggio che ci permetterà di indossare nuovi occhiali che ci consentiranno di vedere nuovi orizzonti.
Uno nuovo potrebbe essere l’impiego dell’intelligenza artificiale affinché la psicologia sia al fianco di ognuno di noi per costruire una società più a misura d’uomo. Al momento mi fermo qui fiducioso in questa nuova visione…e con nuovi occhiali.
Luca Mazzucchelli
Grazie Piero,
l’integrazione con l’intelligenza artificiale della psicologia è sicuramente un tema scottante.
Sto facendo molte riflessioni a riguardo, magari un giorno ci scrivo qualche pagina del diario 😉
Luca
Franca Erroi
Caro luca,
grazie per questa ennesima buona idea che hai deciso di condividere con il tuo pubblico.
Ti seguo da qualche anno e trovo molto utili i pensieri e le riflessioni che hai proposto, sia nella forma dei video che delle newsletters.. a seconda del tempo a disposizione ho colto gli uni o le altre.
Sono da sempre appassionata di psicologia e seguire queste pillole mi ha comunque insegnato parecchio.
Anche se ho superato i 60 anni mi metto in gioco come persona a contatto di molte realtà, in famiglia, sul lavoro , in parrocchia e in altri ambiti. La consapevolezza di sé e di ciò che ci accade è una enorme fonte di serenità e forza.
Avanti così! Grazie davvero!
Claudia
“Strane similitudini”:
26 anni fa sono diventata vegetariana, ho iniziato a praticare yoga e sono andata dallo psicologo. Ebbene tutte e tre le cose erano”strane”per la maggior parte delle persone.
Tanti giudizi e pregiudizi, scarsa conoscenza intorno e poca offerta.
Oggi la situazione è molto cambiata, molti meno pregiudizi perciò molto bene, ma a mio parere in tutti e tre gli ambiti c’è più confusione e tanti “guru”improvvisati. In sintesi, più offerta ma meno qualità.
Per questo il tuo contributo è super prezioso.
Luca Mazzucchelli
Ciao Claudia,
mi sembra una buona analisi la tua.
Chissà come evolverà nei prossimi 26 anni tutto questo 🙂
Luca
Marina Dorliguzzo
Carissimo, Luca, ti definisco una persona professionalmente preparata, con una conoscenza che è stata capace di trasformarsi in competenza, grazie alla passione che traspare da ogni parola che utilizzi nell’aiutare il prossimo, che va oltre il compenso economico, rappresenti per me la sapienza in persona.Hai un animo gentile,empatico, con una volontà infinita, che va oltre la resistenza al lavoro, con l’obiettivo di fare acquisire il benessere psicologico per tutti coloro che vogliono ascoltarti e leggere.E’ vero che la tua professione, è sempre stata considerata utile per i “matti”, di conseguenza difficile da fare comprendere alla maggior parte delle persone, far conoscere che la psicologia è sinonimo di scienza, che la scienza essendo sempre dinamica e quindi non statica è sinonimo di cambiamento, e il cambiamento è sinonimo di salute psicofisica sociale.
La tua professione come la mia ( infermiera), è sinonimo di stigma, considerate da me, invece, professioni altamente nobili, umane, e solo chi deve farne uso per necessità urgente di malattia psico fisica può comprenderne la loro utilità.La conoscenza è il mezzo per arrivare al fine, la tua capacità di fare comprendere la tua professione è più che lodevole, e il nuovo approccio multidisciplinare, può migliorare i processi di guarigione psico fisica, la scienza ha già empiricamente confermato questo metodo.Credo fermamente in ciò che dici, dando alla nostra mente, un ruolo fondamentale per affrontare le sfide della vita, mente che è capace con le sue potenzialità positive di avviare un processo di guarigione per tutti.
Continua così, ti ammiro e stimo
Marina.
Luca Mazzucchelli
Cara Marina,
grazie per queste tue belle parole e per il modo in cui svolgi la tua importante professione.
A presto
Luca
Francesca
Esattamente 7 anni fa oggi ho visto il mio babbo morire in un brutto incidente in autostrada. Sono entrata in terapia dopo poche settimane per un disturbo da stress post traumatico. Ho trovato un terapista fenomenale, che mi ha accompagnata oltre che nell’elaborazione del trauma e del lutto, anche nella separazione dal mio compagno. Solo grazie a lui e ai miei figli ora vivo la mancanza di mio padre in modo molto sereno e il mio ex compagno è il mio migliore amico e continuiamo ad essere due genitori entrambi presenti e complici nelle scelte che riguardano i ragazzi.
Quindi mi sento di poter dire che i pregiudizi nei confronti della psicoterapia non so cosa siano.
Silvia
Ho letto con curiosità il nuovo format, anche ho faticato un po’ rispetto a seguire i podcast. Sperimentare mi sembra una buona mossa, comunque! Aggiungerei un punto, raccontare ad una terza parte ( rispetto a Te e ai tuoi interlucutori o compagni di vita..)
Potrebbe essere teorico, invece è tutelante. Una sorta di progettazione di strategie tra te ed il tuo allenatore, condivisione di tentativi. Poi tu vai, vivi, provi e poi torni e lui ti aiuta a spacchettare ciò che è successo…e via a riprogettare…grazie!
Ivana
L’universo si ripiega benevolo per un attimo e tutto si incastra perfettamente. È un lampo di luce che squarcia il buio e ti permette di vedere con chiarezza.
Senti la gratitudine nel cuore e sai che era la scelta giusta; poco dopo riprende tutto a confondersi e scorrere velocemente.
Piccoli punti di luce indicano un cammino.
Buon lavoro!
Giovanni Gibiino
Ciao Luca,
undicesimo pregiudizio: devo trovare quello bravo. Tempo fa un tuo collega mi disse che “il terapeuta è il paziente” intendendo che non va cercato quello bravo ma il professionista con cui “funzioni”, che ti fa sentire che stai investendo bene il tuo tempo.
Tu che ne pensi?
PS. ho letto molti commenti e le tue risposte. Sarebbe bello integrare le tue risposte con il dettaglio del tempo che tu – o un tuo collega – ha dedicato a leggere, comprendere ed elaborare la risposta. Darebbe ulteriore valore al tuo servizio, anzi al vostro servizio. Oppure, per fare tesoro delle tue riflessioni, manifesterebbe ulteriormente il valore potenziale del vostro servizio.
Una fortuna avervi incontrato e conosciuto e continuare a leggervi.
Grazie
Luca Mazzucchelli
Grande Giovanni!
eh si… rispondere a tutte questi commenti mi ha portato via un po’ di tempo 🙂
Ma quando ti confronti con commenti belli come il tuo, capisci che Comunque vada ne vale la pena, ed è un ottimo investimento.
Un grande abbraccio, spero di vederti presto.
Luca